Dopo l’indagine che ha portato ieri alla denuncia di 267 persone, oggi altri cento indagati in provincia di Catania.
L’indagine è stata svolta tra l’ottobre 2022 e il febbraio 2023 sull’area del Calatino-Palagonese.
Il Comando Provinciale di Catania, assieme alla Direzione Provinciale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (I.N.P.S.) di Catania e con il supporto dei militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, ha consentito ai Carabinieri delle Compagnie di Caltagirone e di Palagonia di denunciare alla Procura della Repubblica di Caltagirone 87 soggetti, ritenuti responsabili di aver “indebitamente percepito il reddito di cittadinanza” nell’arco temporale compreso tra il 2019 e il 2022.
Come per la precedente, i cui risultati sono stati diffusi ieri, l’indagine è stata condotta con l’analisi delle singole posizioni dei cittadini che percepiscono il contributo statale.
Sono emerse numerose ed evidenti irregolarità, che hanno consentito di accertare come gli indagati, ricorrendo a dichiarazioni false, o omettendo informazioni dovute, avrebbero ottenuto il beneficio senza averne diritto, con la piena consapevolezza di voler ingannare lo Stato italiano.
I “furbetti”, residenti nei Comuni di Caltagirone, Grammichele, Palagonia, Ramacca, Vizzini e Mineo, avrebbero concretizzato le frodi omettendo la dichiarazione di redditi da lavoro dipendente, le c.d. “giornate di lavoro”, e di essere destinatari di “indennità di disoccupazione agricola” (situazione incompatibile per la concessione del “Reddito di Cittadinanza” o, quanto meno, utile per rideterminarne l’importo.
Una decina di persone avrebbero comunicato dati incongruenti su composizione o capacità reddituale dei rispettivi nuclei familiari, ricevendo il sussidio in misura maggiorata rispetto a quanto dovuto, nonché 4 extracomunitari non residenti in Italia da almeno 10 anni.
Circa la metà degli 87 deferiti sono persone già note alle Forze dell’Ordine, per reati che vanno dalla detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, al porto abusivo di armi, rapina, resistenza a pubblico ufficiale, truffa ai danni dello Stato e falso.
Tra le posizioni esaminate, emblematica la figura di un 24enne di Caltagirone, che nonostante fosse già stato destinatario nel gennaio 2020 della misura cautelare degli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Nebrodi”, volta a contrastare l’omonimo sodalizio criminale, per “Associazione a delinquere di stampo mafioso”, “Contraffazione”, “truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e “Falso”, aveva incassato senza averne diritto circa 8.000 €.
Dagli accertamenti, è inoltre emerso come in 32 casi, la richiesta non sia stata avanzata da colui che ne avrebbe beneficiato, ma dalle mogli e sorelle degli indebiti percettori, che tuttavia in seguito non avrebbero riferito all’INPS che i propri congiunti avevano intrapreso un’attività lavorativa.
L’importo complessivo riscosso indebitamente, a vario titolo, tra il 2019 e lo scorso settembre, è di circa 600.000 Euro.
Al riguardo, l’I.N.P.S. ha già revocato il beneficio con efficacia retroattiva a tutti i denunciati ed ha altresì avviato le necessarie procedure di restituzione di quanto illecitamente percepito, evitando così che l’Erario continuasse ad elargire ai soggetti denunciati ulteriori consistenti somme non dovute.