“Covid-19, la Regione pensa alla fase 2 ma nei territori siamo ancora alla fase zero dell’individuazione dei contagi visti i notevoli ritardi con i quali si hanno i risultati dei tamponi”.
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A stigmatizzare lo stato delle cose in fatto di emergenza sanitaria è il vice presidente dell’Anci Sicilia Paolo Amenta. «Mi sembra proprio impossibile che in Sicilia si possa passare alla fase 2 dell’emergenza Covid-19, come vorrebbe il Presidente della Regione Siciliana e lo stesso Governo nazionale, se non si tiene conto dello stato attuale dei territori, fermi ancora alla fase zero dell’individuazione dei positivi al contagio, considerato i notevoli ritardi che si registrano nei risultati da parte delle Asp dei tamponi, ad oltre un mese dall’allargamento della “zona rossa” a tutto il territorio nazionale». Così il Vice Presidente di AnciSicilia, Paolo Amenta, Presidente del Consiglio comunale di Canicattini Bagni, nel siracusano, all’indomani dell’annuncio del Presidente della Regione Siciliana, on. Nello Musumeci, di un passaggio alla fase 2 dell’emergenza, con l’allentamento di alcune misure restrittive e l’individuazione delle categorie da sottoporre allo screening per iniziare, anche se a piccoli passi, la ripartenza”.
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«In questo momento – continua Amenta – in molte realtà, ad iniziare dalla provincia di Siracusa dove si registra una crescita dei contagi, si vive una situazione più che surreale con soggetti da più di 30 giorni in quarantena che aspettano i risultati del tampone. Cittadini in forte ansia che aspettano di sapere se positivi o meno al Coronavirus, se hanno contagiato i familiari, mentre altri rischiano, visto il lungo periodo di isolamento forzato, anche il posto di lavoro. Non è pensabile, infatti, che con l’allargamento dei laboratori di analisi anche a quelli privati, oltre a quello di Catania e Messina, per quanto ci riguarda, dove all’inizio venivano concentrati i tamponi, familiari di soggetti positivi posti in quarantena o cittadini che si sono posto in isolamento, aspettino di conoscere l’esito dei tamponi. Non è possibile, in un momento di grande emergenza, venire a sapere che i laboratori convenzionati e pagati con fondi pubblici, lavorino solo otto ore, come nella normalità, con la domenica libera, come se fossimo in presenza di una semplice influenza stagionale e non di una pandemia che sta mietendo migliaia di vittime”.
“Nei Comuni ormai i Sindaci non sanno più a che Santo votarsi per avere risposte da dare ai cittadini sempre più insofferenti per la lunga quarantena, gli ingiustificati silenzi e la pesante crisi economica che l’emergenza si sta portando dietro. Qualcuno dovrebbe spiegare quali sono i criteri con i quali si decidono le priorità, qual è l’organismo demandato a farlo, e in quali laboratori indirizzare i tamponi, visto che ormai viaggiano in tutta la Sicilia orientale e qualcuno magari si perde lungo il percorso. Sono centinaia i siracusani intrappolati da questo sistema che non da risposte concrete però alla fine si meraviglia della crescita dei positivi al contagio. Occorre accelerare, la Regione, prima di passare alla fase 2, deve assicurarsi di mettere a disposizione dei territori i kit necessari per i tamponi, i cui risultati devono essere dati nell’arco delle 6 ore. Questo stato di cose – conclude il Vice Presidente di Anci Sicilia – è a dir poco preoccupante e, così facendo, non possiamo non chiederci come aprire alla fase 2 se prima non superiamo gli ostacoli della fase 1 che sono l’individuazione reale dei contagi».