Il consigliere di opposizione, Giancarlo Triberio, eletto nella lista “Democratici e Progressisti”, dice No alla demolizione delle costruzioni di fine ‘800 del Castello Svevo, condividendo la posizione di Italia Nostra e Archeoclub. Il sindaco Di Mare sottolinea la necessità di far presto per non perdere tutto il Castello e si impegna a cercare di reperire la somma per finanziare il secondo lotto funzionale del restauro dell’antico maniero.
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La vicenda legata al restauro del Castello Svevo continua a far discutere mentre si moltiplicano i “pareri” contrari alla demolizione del carcere. Il progetto, redatto dai tecnici della Sovrintendenza ai Beni culturali di Siracusa, che prevede, tra l’altro, l’eliminazione delle superfetazioni, create a partire dal 1890 con la trasformazione dell’antico maniero in carcere, e il consolidamento delle strutture del piano terra che è l’ala federiciana, è stato appaltato con l’affidamento degli interventi all’Ati (Associazione temporanea di imprese) Lares Lavori di Restauro srl, per un importo netto contrattuale di 3.401.097,51, di cui 2.809.551,57, al netto del ribasso, e 591.546,02 per oneri di sicurezza. Il consigliere comunale Giancarlo Triberio, eletto nella lista “Democratici e Progressisti” e che, a differenza del suo collega Roberto Conti, eletto nella medesima lista ed entrato a far parte della maggioranza, ha scelto invece di collocarsi nell’opposizione dice No alla demolizione della struttura carceraria risalente alla fine del 1800.
In seguito alle notizie divulgate dall’Amministrazione comunale sull’esito dell’incontro -confronto, che si è tenuto la scorsa settimana, in modalità online, tra l’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, la Sovrintendenza ai Beni culturali di Siracusa, il Comune di Augusta e le associazioni Archeoclub, Italia Nostra e la Gisira di Brucoli e alle polemiche scaturite circa la paternità dell’iniziativa con le precisazioni esternate dall’assessore regionale Alberto Samonà e delle presidenti di Archeoclub e Italia Nostra, Mariada Pansera e Jessica Di Venuta, il consigliere Triberio attacca l’amministrazione Di Mare per la scelta di accettare che parti del Castello vengano demolite. “Condivisa la legittima posizione di Italia Nostra e Archeoclub, associazioni che della tutela della cultura fanno l’obiettivo primario” dichiara Triberio ritenendo: “inaccettabile il considerare la demolizione, tout court, delle strutture carcerarie risalenti al 1890, ormai innestate nel patrimonio storico, monumentale e culturale della nostra città e del territorio circostante; la storia, per svolgere il suo ruolo di testimonianza, deve conservare e preservare tutti i suoi tasselli. Continua a ritenersi discutibile la gestione delle comunicazioni tenuta da questa amministrazione, in questo caso dalla figura dell’assessore alla Cultura Giuseppe Carrabino, che, dopo essersi assunto il merito dell’iniziativa dell’incontro tecnico e aver dichiarato il pieno sostegno, a tale progetto di demolizione, delle associazioni intervenute, si trova, ora, ad essere smentito pubblicamente non solo dall’assessore regionale Samonà di cui è la vera paternità dell’incontro insieme alla Sovraintendenza di Siracusa, ma anche dalle associazioni Italia Nostra e Archeoclub che non hanno condiviso la decisione, quindi non più unanime, dell’abbattimento considerato come unica soluzione”.
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Ad aggravare l’irreversibilità di tale perdita, vi è, secondo il consigliere Triberio, la mancanza di una visione chiara e definita di quello che sarà il “nuovo” monumento conseguente alla ristrutturazione. “Monumento che non può, comunque essere garantito a priori per la delicatezza e l’unicum di tale intervento per il quale, lo stesso Samonà, in dichiarazioni successive al tavolo tecnico di cui sopra, si riserva ulteriori valutazioni in riferimento all’esclusiva sicurezza della staticità dell’opera, ribadendo così l’importanza di parti che corrono il rischio di dover essere sacrificate. Rileggendo le dichiarazioni rilasciate da Giuseppe Carrabino, in qualità di presidente della Società augustana di Storia Patria meno di sei mesi fa – ricorda Triberio – inerenti alle sue forti perplessità in merito alle annunciate demolizioni, è evidente un ribaltamento di posizioni che potrebbe far pensare ad una ricerca spasmodica “di far subito” a discapito “del far bene” al fine di appuntarsi stellette e meriti ora che ricopre l’ambìto ruolo di assessore. La storia non può essere cancellata arbitrariamente come si tagliano le fronde di un arbusto, la storia non può essere sfoltita, la storia non deve essere bella, la storia deve essere maestra e per questo io lavorerò e lotterò affinché sia possibile che questo nostro monumento, che a tutti noi appartiene nella sua interezza, possa essere restaurato e reso fruibile integralmente per noi e per chi verrà dopo di noi”.
Cogliamo l’occasione per precisare che non è stato l’assessore Carrabino ad assumersi la paternità dell’incontro ma che, avendo lo stesso annunciato prima l’incontro e pochi giorni dopo fatto alla stampa un resoconto dello stesso, naturale è stato dedurre che la riunione fosse stata sollecitata dalla nuova Amministrazione comunale e che l’assessore alla Cultura ne fosse stato il promotore. L’ufficio stampa dell’assessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana ha, invece, chiarito che l’incontro – confronto tra Istituzioni, Enti e associazioni è stato organizzato dopo l’insediamento della nuova amministrazione proprio per evitare che coincidesse con la campagna elettorale. Alle dichiarazioni del consigliere Giancarlo Triberio il sindaco, Giuseppe Di Mare così risponde: “Abbiamo l’esigenza di fare presto per evitare di perdere tutto il castello, vanno valutate le strade percorribili ma ricordo a tutti che siamo alla firma dei contratti. Inoltre in sede di conferenza, di cui ci sono verbali e video registrati, nessuna delle associazioni ha esposto particolari rilievi ostativi. Siamo in stretto contatto con gli Enti coinvolti, noi vogliamo ridare alla città il bene ed evitare di perderlo, pertanto siamo già impegnati a trovare la rimanente copertura finanziaria mancante per il secondo lotto funzionale che richiede una somma di circa 5 milioni di euro”.