Gli alunni delle classi seconde della scuola secondaria del I Istituto comprensivo “Principe di Napoli” hanno accolto un gruppo di volontari impegnati nella “Missione Bafatà”.
L’iniziativa promossa dalla scuola come percorso di orientamento formativo, ha dato l’opportunità ai ragazzi e alle ragazze di ascoltare la voce di alcuni “testimoni autentici” che negli anni hanno vissuto l’ esperienza del volontariato in uno degli stati più poveri del mondo. Bafatà, infatti, è la seconda città dello stato della Guinea Bissau, ex colonia portoghese, che vive in uno stato di arretratezza economica e di instabilità politica.
Il prezioso contributo dei volontari ha guidato gli studenti alla scoperta di una realtà lontana nel tempo e nello spazio ma nel contempo umanamente vicina ai cuori di tanti.
Raccontando le loro esperienze, Alessandro D’Oscini, Seby Romano, Ivana Stabile, Manuela Salemi, Enza Buccheri hanno dialogato con le classi presentando le tre iniziative principali promosse dalla “Missione Bafatà”: il progetto “Acqua”, gli aiuti nella sanità e nell’ istruzione.
Quello che in più occasioni gli studenti leggono sui libri lo hanno ascoltato a piena voce dei volontari che hanno spiegato l’importanza della costruzione dei pozzi, del loro impegno nell’edificazione di una prima casa di accoglienza per donne gravide poiché nei villaggi dell’entroterra non esistono presidi di assistenza medica, della necessità di dotare l’ospedale della città di una strumentazione più moderna.
Ma uno dei momenti di maggiore confronto è nato dalla curiosità di scoprire le storie di vita dei coetanei che vivono a Bafatà.
Agli ospiti sono state rivolte alcune domande su cosa significhi andare a scuola in questi luoghi. L’istruzione è infatti un altro dei pilastri umanitari dei volontari.
A tal proposito è stato presentata una tra le tante iniziative promosse dai volontari: il progetto “Libri per tutti” che ha permesso ai bambini della scuola di Bafatà di avere un libro ciascuno grazie ad una donazione di un benefattore.
Ed ancora i nostri ragazzi si sono confrontati con una realtà lontana in cui i loro coetanei, pur di possedere un’istruzione , vanno a scuola fino alle 22 in cui la radio è l’unico mezzo di comunicazione, in cui la malaria provoca gravi danni all’udito fin dalla più tenera età, in cui le madri con i loro piccoli vengono accolti al Centro di malnutrizione per aver almeno un pasto al giorno.
Toccante il video di un bambino che grazie all’impianto di un apparecchio acustico pediatrico è riuscito a pronunciare le prime parole.
Tra le tante curiosità dell’incontro, i volontari hanno raccontato l’esperienza di essere stati sul territorio nel momento in cui nella capitale della Guinea Bissau era in corso un colpo di stato e hanno ricordato che spesso le donne dei villaggi devono percorrere 15/20 km a piedi per prendere l’acqua del pozzo.
” Ci devi credere”, questo il messaggio dei volontari di Bafatà che hanno spiegato agli studenti che il periodo trascorso nelle missioni umanitarie è il momento delle tanto desiderate “ferie” che per loro diviene “lavoro, lavoro, lavoro” per aiutare gli altri. E alla domanda fatidica : cosa vi ha spinto ad affrontare una missione umanitaria, la risposta più significativa: ” la fortuna di avere avuto tanto dalla vita e di voler aiutare chi ha avuto meno”.
A conclusione dell’incontro un sentito ringraziamento è stato rivolto dagli ospiti alla dirigente Agata Sortino che ha caldeggiato questo momento di “scuola delle emozioni” in cui le voci e le esperienze di vita si sono sostituite ai libri e ai quaderni.