La vicenda dell’abbattimento di oltre 100 alberi nel parco dell’Hangar nel 2017 è caduta nel silenzio. A riportala alla luce è Natura Sicula, la quale si domanda che fine abbia fatto la denuncia dell’accaduto, risalente al marzo del 2017, sottolineando che, ad oggi, non sono state individuate responsabilità. Il sindaco Giuseppe Di Mare:” faremo di tutto per ristabilire decoro e verde nell’area”.
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Tre anni e mezzo fa il parco dell’hangar per dirigibili di Augusta venne privato di oltre un centinaio di alberi. Natura Sicula, di cui è presidente Fabio Monreale, riaccende i riflettori sulla vicenda domandandosi che fine abbiano fatto le denunce. In un comunicato a firma dell’augustano Gianmarco Catalano, componente dell’associazione si ricorda che: “il 14 marzo del 2017 un gruppo di cittadini varcò i cancelli del parco dell’Hangar e vi trovò scempio e macerie. Da ore, forse da giorni, operai e macchine agivano indisturbati e incuranti della ferita che stavano infliggendo a un’intera comunità. Oltre un centinaio di eucalipti erano stati abbattuti su commissione della Marina militare italiana. Lo storico parco, con la sua ridente distesa di alberi monumentali, non c’era più. Al posto degli alberi, un mucchio di tronchi giacevano accatastati come legna da ardere. E come se non bastasse, dopo oltre tre anni le denunce sono cadute nel vuoto. Alberi storici abbattuti da Biomasse Sicilia spa. I cittadini accorsi quella mattina non ebbero alcun dubbio: gli eucalipti erano destinati a essere inceneriti. Lo capirono leggendo il nome della ditta appaltatrice sui cartelli affissi ai margini di quel parco oramai derubricato a cantiere. «Biomasse Sicilia spa», di cui è socio unico Sper spa: la proprietaria della nota centrale a biomasse di Dittaino, in provincia di Enna”. È a questa società, come sottolinea Catalano, che Marisicilia aveva affidato in «convenzione a titolo gratuito» quei lavori definiti di «taglio e potatura di alberi». Una perdita resa ancora più insopportabile dalla circostanza che Marisicilia non era nemmeno titolare dell’area demaniale oggetto del disboscamento. Questa era infatti in gestione all’Agenzia del Demanio dal settembre del 2016, da quando cioè la sindaca Cettina Di Pietro riconsegnò terreni e fabbricati di cui il Comune era stato concessionario dal luglio del 2004. Per soli tre anni, dal 2010 al 2012, il parco dell’Hangar fu aperto al pubblico e fruito dalla cittadinanza”.
La restituzione del bene monumentale al Demanio era stato l’atto finale di un progressivo abbandono istituzionale di cui l’abbattimento dei filari alberati rappresenta il culmine disastroso. Danno al patrimonio storico e monumentale «Un danno irreparabile». Così l’associazione Hangar Team, per anni custode volontaria del parco, definì l’accaduto nella denuncia depositata alla caserma dei Carabinieri di Augusta. Perché quei tronchi accatastati immortalavano qualcosa di ben più grave che un semplice attentato alla natura. Erano le colonne divelte di un complesso storico-monumentale, l’«Aeroscalo per dirigibili», conosciuto per il suo immenso hangar militare convertito a usi civili e sociali. Un tesoro culturale di cui ciascun eucalipto costituiva «monumento», parte integrante di un «unicum» rientrante in quella categoria di beni che, secondo il Codice Urbani, «non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione». Natura Sicula ricorda la condanna del sindaco di Firenze per un episodio analogo: “Abbattere alberi monumentali, per di più in un’area sottoposta a rigidi vincoli di tutela, costituisce – puntualizza Catalano – reato ai sensi del codice penale italiano. Lo ricorda bene l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici che, per il taglio di quattro alberi all’interno del giardino della Fortezza da Basso, nel 2007 fu condannato in appello per abuso su bene culturale e danneggiamento al patrimonio storico e artistico nazionale. Una condanna poi annullata in Cassazione per l’intervenuta prescrizione dei reati, nella quale la Corte d’Appello evidenziava l’aggravante di aver agito, senza autorizzazione e nonostante l’espresso divieto della Soprintendenza, «con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla qualità di sindaco di Firenze».
Ripercorrendo la recente storia dell’hangar di Augusta, Catalano rammenta che: il sindaco di Augusta, nel 2016 preferì non occuparsi dall’area anziché intraprendere iniziative amministrative e culturali volte a valorizzarla. L’Agenzia del Demanio che, come scrisse l’Hangar Team, «non ha dato prova di efficienza e adeguatezza in tema di custodia e valorizzazione dei beni culturali» e ha finora omesso di agire per il risarcimento del danno erariale arrecato al bene demaniale. E ciò malgrado la stessa Agenzia abbia riconosciuto che l’intervento commissionato da Marisicilia era avvenuto «in assenza di qualsivoglia autorizzazione rilasciata dalla sua direzione la quale potrebbe, invece, risultare parte lesa». Natura Sicula bacchetta anche la Soprintendenza di Siracusa. “L’ente preposto alla tutela dei beni culturali avrebbe dovuto accertare l’illecito, ma nei fatti agì per coprire e legittimare l’operato di Marisicilia. Dapprima omettendo di contestare l’abuso, e poi autorizzando un ulteriore «taglio a raso» di ciò che restava delle piante abbattute. Tale nulla osta venne rilasciato sulla base di una perizia agronomica di parte, ossia prodotta dallo stesso comando militare, che presentava il nuovo intervento culturale» come benefico «al fine di favorire il ricaccio dei polloni».
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L’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni culturali e Ambientali era illegittima per almeno due motivi secondo Natura Sicula. Il primo – il più eclatante è che il nulla osta veniva concesso a un ente, Marisicilia, che non vantava alcuna titolarità sul bene, essendo questo in consegna all’Agenzia del Demanio. Il secondo motivo riguarda invece il merito dell’intervento: la Soprintendenza autorizzava la reiterazione di un’opera – il «taglio a raso» – già compiuta senza autorizzazione e di per sé illecita tenuto conto dei vincoli paesaggistico culturali e degli obblighi di rimboschimento che gravavano sul parco. Il risultato era un provvedimento abnorme: la sanatoria paesaggistica di un illecito giuridicamente insanabile. Eppure – conclude Gianmarco Catalano – a distanza di oltre tre anni, quel provvedimento rimane in piedi e, forse non a caso, nessuno dei colpevoli del disboscamento è stato chiamato a rispondere nelle aule di tribunale. Le denunce sono cadute nel vuoto. Insieme alle sorti di un bene monumentale che è specchio della disfatta socioculturale di cui Augusta continua a essere vittima”. “Una vicenda quella del taglio degli alberi a cui tengo in modo particolare – dichiara il sindaco, Giuseppe Di Mare – faremo di tutto per ristabilire decoro e verde nell’area”.