Assoporto Augusta chiede la cancellazione dei canoni demaniali e presenta suggerimenti per il rilancio produttivo del Paese.
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L’immediata sospensione d’autorità, data l’emergenza sanitaria in corso della riscossione dei canoni demaniali per l’anno 2020. Assoporto Augusta si rivolge al presidente dell’’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale Andrea Annunziata, con una nota ad egli indirizzata, affinché si faccia portavoce con il Governo regionale e nazionale della richiesta della totale cancellazione dei canoni per il sistema delle Pmi. Con una seconda nota inviata, invece, a tutti i segretari di partito e alla deputazione l’associazione di operatori portuali megaresi chiede l’avvio un confronto con la Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere con forza non solo di sostenere, con effetto immediato, la cancellazione del pagamento dei canoni demaniali ma di avanzare misure specifiche di supporto economico-finanziario per sostenere il comparto del trasporto navale, con particolare riguardo alle attività accessorie e necessarie.
In entrambe le note Assoporto Augusta ha delineato una serie di proposte concrete e suggerimenti importanti per il rilancio e lo sviluppo del dopo Covid 19. L’obiettivo è che il prossimo Decreto d’emergenza che la Presidenza del Consiglio sta già elaborando preveda le prime misure per scongiurare che la contaminazione in atto, se riuscirà a non mietere un alto numero di vittime, non colpisca con effetti parimenti gravi l’attuale livello occupazionale e la chiusura delle aziende, che senza aiuti concreti rischieranno un sicuro fallimento. “Il problema del tessuto imprenditoriale siciliano – dichiara Marina Noè, presidente di Assoporto – è sempre stato quello della sotto capitalizzazione delle imprese ed il forte indebitamento, che non ha permesso un adeguato ricorso al credito a seguito dei parametri imposti dalle legislazioni vigenti in materia di rating. Ed inoltre, cosa assai più importante, i vincoli europei che non hanno consentito allo stato italiano d’intervenire nella maniera più appropriata nei confronti del proprio sistema produttivo”.
Per avere un dopo Coronavirus sostenibile occorre, dunque, innanzitutto operare scelte che non siano destinate solo ad arginare la recessione dalla situazione contingente, ma che possano costruire – svincolati dalle superate regole Ue – uno sviluppo di grande respiro e duraturo nel tempo, ragionando ad un nuovo umanesimo burocratico di snellimento, imprenditoriale di rilancio, tecnologico e strutturale. “Dobbiamo riscoprire, come nel dopoguerra, – prosegue Noe’– la forza degli italiani che è quella di saper gestire con mezzi straordinari il futuro del nostro paese e dei giovani. La situazione è seria e nasconde pericolose insidie di ordine pubblico e per lo stato democratico. Dobbiamo da subito dire chiaramente ai siciliani, come a tutti gli italiani che ci stiamo preparando a rilanciare con risorse ingenti il lavoro, semplificando procedure e accesso alla finanza pubblica necessaria, senza il cappio del rating o di altri schemi di selezione oggi inapplicabili”.
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Da subito potrebbe essere valorizzato lo strumento del credito d’imposta per interventi produttivi strutturali finalizzati a: ricapitalizzazione societaria (effettuata con nuova finanza – compresi gli utili passati non distribuiti; investimenti produttivi (acquisto di beni e macchinari per portare le imprese ad un livello tecnologico contemporaneo); incremento delle esportazioni. Ovviamente per produrre effetti reali dovrebbe essere un credito d’imposta al 100% il cui vantaggio sarebbe rappresentato dalla sostanziale de-tassazione integrale degli interventi, con importanti e veloci ricadute dirette sulla domanda di beni e servizi. Il medesimo strumento, potrebbe, con modalità operative differenti, essere anche utilizzato per: mantenimento della forza lavoro esistente, con l’effetto di conseguire la parziale e/o totale de-contribuzione e de-tassazione; nuove assunzioni e trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, sempre con il medesimo effetto. In entrambi i casi aumentando la produttività, aumenterebbe comunque la platea dei contribuenti o il valore aggiunto della produzione, con un inevitabile nuovo ritorno fiscale, capace di ripagare il nuovo debito pubblico.
“Ultima proposta, ma non certo per importanza, -conclude Noe’- una nuova rottamazione per tutte le imprese, con pagamento in dieci anni, del solo venti percento dei propri debiti con lo stato, (anche quelli eventualmente già rottamati e il cui carico non sarà sostenibile nel mutato scenario economico/finanziario), da regolarsi con il suindicato credito d’imposta, o in unica soluzione attraverso l’accesso ai mutui con le banche garantiti dai fondi di garanzia ed un ulteriore dieci percento da ripartire alla propria forza lavoro esente da tasse e contributi. Ciò permetterebbe alle imprese ed alle famiglie di costituire un volano di spesa che aiuterebbe a rimettere in moto il paese”.