Una nuova nave carica di petcoke è arrivata, nei giorni scorsi, nel porto di Augusta. Legambiente ribadisce la pericolosità della sostanza: “ciò che rimane della raffinazione del petrolio e dove si concentrano in alta percentuale i peggiori inquinanti .La messa fuori legge del petcoke e di altri simili combustibili è uno dei passi indispensabili per tutelare la salute delle persone e dell’ambiente“.
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Nei giorni scorsi giunta in porto ad Augusta la nave Sider Bergen, proveniente da Tarragona (Spagna), con a bordo circa 7.500 tonnellate di petcoke per scaricare al pontile della cementeria Buzzi Unicem. Lo rende noto Legambiente Augusta stigmatizzandone il continuo utilizzo: “la messa fuori legge del petcoke e di altri simili combustibili inquinanti e climalteranti è ormai da tempo uno dei passi indispensabili per tutelare efficacemente la salute delle persone e dell’ambiente” “Il petcoke – ricorda Enzo Parisi rappresentante di Legambiente – è ciò che rimane della raffinazione del petrolio e dove si concentrano in alta percentuale i peggiori inquinanti. Nel corso del 2020 la cementeria ha complessivamente ricevuto via nave circa 41.000 tonnellate di “carbone da petrolio” ed è questo il principale combustibile solido che l’azienda usa per alimentare i suoi forni. Come ormai è noto la cementeria possiede oggi un’autorizzazione Aia rilasciata nel 2014 (modificata nel 2017 e perciò impugnata con ricorso al presidente della Regione dall’Amministrazione comunale nel 2018) e recentemente prorogata di 24 mesi, che le consente l’utilizzo “negli impianti termici (in particolare linea cottura Clinker) di: carbone fossile; petcoke; Olio combustibile Btz; Gas propano liquido (Gpl) Css rifiuto in alternativa a Css combustibile, singolarmente o in miscela fra loro. “Non c‘è l’obbligo di miscelazione o coincenerimento (i rifiuti identificati con il codice Cer quindi potranno essere combusti singolarmente, da soli e non obbligatoriamente insieme ad altri combustibili) Il Css-combustibile, ottenuto dal recupero dei rifiuti ma che deve possedere qualità migliori del Css-rifiuto, potrà essere impiegato solo se disponibile e se così decide l’azienda. Non c’è alcun obbligo di sostituire i combustibili più inquinanti (Carbone fossile, petcoke) con il Css-combustibile di qualità.
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Continuiamo a ritenere sbagliato – aggiunge Parisi – aver rilasciato una tale autorizzazione e concesso tanta discrezionalità all’azienda. Specialmente perché ciò è stato consentito in una zona come Megara – San Cusumano, dove l’ultima recente “relazione annuale sullo stato della qualità dell’aria nella regione siciliana, anno 2019” dell’arpa individua uno dei più significativi punti critici del territorio siciliano”. Come sottolinea Legambiente dal rapporto si apprende che in Sicilia la massima concentrazione oraria per gli idrocarburi non metanici Nmhc è stata registrata nella stazione di San Cusumano con ben 3378 μg/m³. Per quanto riguarda l’idrogeno solforato H2S è sempre San Cusumano ad aver registrato la concentrazione media massima giornaliera (4.2 μg/m³), la massima concentrazione oraria (94.3 μg/m³) e il maggior numero di superamenti della soglia olfattiva che si sono concentrati tra il mese di maggio e luglio 2019. Altro preoccupante e non invidiabile primato regionale è il superamento del limite di 5 μg/m³ per la concentrazione media annua del benzene C6h6 nella centralina di Augusta-Marcellino (8,8 μg/m³) dove si è pure registrata la massima oraria di 309 μg/m³ e contato n. 498 superamenti della soglia di riferimento (20 μg/m³). Per questo pericoloso inquinante si sono registrati anche nella centralina Augusta–Megara la massima oraria di 163.3 μg/m³ e n. 27 superamenti della soglia oraria di riferimento.
“La messa fuori legge del petcoke e di altri simili combustibili inquinanti e climalteranti è ormai da tempo uno dei passi indispensabili per tutelare efficacemente la salute delle persone e dell’ambiente. La tutela prioritaria di questi beni vitali non significa cancellare posti di lavoro e progresso ma, al contrario, il lavoro dignitoso e il progresso tecnologico e umano nascono e crescono con il rispetto dell’ambiente e del benessere delle persone. Alle istituzioni tutte- conclude Enzo Parisi – torniamo a chiedere di mobilitarsi: il piano regionale della qualità dell’aria tarda ad essere corretto e aggiornato in modo trasparente e partecipato, mentre questa vicenda deve necessariamente essere rapidamente affrontata e risolta con un Piano attento ai bisogni e agli interessi generali, idoneo a ripristinare condizioni di vivibilità e salubrità per le popolazioni delle aree industriali e dell’intera Sicilia”.