Da sette mesi vivono a bordo di una nave sequestrata che, dallo scorso novembre, staziona al porto di Augusta, tre ufficiali egiziani che fino a pochi giorni fa hanno condiviso questa esperienza con l’equipaggio composto da cinque indonesiani, di recente sbarcati per tornare nel loro Paese.
Raccontiamo la vicenda della nave petroliera, battente bandiera camerunense, sequestrata dalla Guardia di finanza di Agrigento per aver effettuato contrabbando di gasolio nelle acque territoriali.
L’unità è stata abbandonata dall’armatore lo scorso marzo.
Per la definizione della vicenda giudiziaria, che coinvolge la nave del Camerun, la competenza è della Procura della Repubblica di Agrigento.
L’equipaggio era appunto composto da tre ufficiali egiziani (comandante, direttore di macchine e secondo ufficiale) e da cinque indonesiani, privati dello stipendio da quando l’armatore ha abbandonato la petroliera, ha visto questi ultimi partire alcuni giorni addietro.
Si è preso cura dei marinai, sostentandoli con beni di prima necessità e non solo il comitato Welfare, presieduto da Rosario Litrico, col supporto dell’ammiraglio Angelino Cianci, componente del comitato, dell’associazione di apostolato del mare Stella Maris, del presidente Claudio Ruzzo e dell’associazione “Cireno”, del presiedente Giovanni Fazio, di cui è vice presidente l’ammiraglio Cianci.
Da marzo Rosario Litrico si reca personalmente a bordo per fornire viveri all’equipaggio Gli indonesiani che lo scorso venerdì sono partiti prima di lasciare Augusta hanno espresso viva gratitudine al comitato e si sono fatti fotografare col presidente.
“Importante e necessario è stato il contributo della Capitaneria di porto di Augusta, del sindacato Itf, nonché dell’Autorità di sistema portuale del mar di Sicilia orientale – spiega il presidente del Welfare – che ha consentito il trasferimento dell’unità navale dall’ormeggio alla banchina, così da permettere ai marittimi di non vivere solo a bordo ma di scendere a terra per rifocillarsi e recarsi nella sede della Stella Maris del porto commerciale.
I biglietti aerei dei cinque indonesiani sono stati pagati dal Consolato del loro Paese. Mi auguro che anche per gli ufficiali egiziani la vicenda si risolva per il meglio. Io continuerò, per conto del comitato Welfare, a fornire loro i viveri”.
Per la definizione della vicenda giudiziaria, che coinvolge la nave del Camerun, la competenza è della Procura della Repubblica di Agrigento.