Depositate, nei giorni scorsi, dal collegio del giudici della sezione penale del Tribunale di Siracusa le motivazioni della sentenza del processo “Mafia e politica” che ha assolto perché “il fatto non sussiste” l’ex sindaco Massimo Carrubba dai reati di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio: “appare evidente – si legge tra l’altro – che non sono state raggiunte prove sufficienti al fine di ritenere integrato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a carico del sindaco Massimo Carrubba”.
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Nelle motivazioni della sentenza emessa il 10 settembre del 2019 dal collegio dei giudici della sezione penale del Tribunale di Siracusa, che ha assolto l’ex sindaco Massimo Carrubba “perché il fatto non sussiste” da entrambi i reati di cui era accusato: concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio, si evince chiaramente che nessuna prova è stata sufficiente a far ritenere colpevole l’ex primo cittadino, il quale si è sempre dichiarato estraneo, sin dall’inizio del processo “Mafia e politica”, che lo ha visto imputato insieme ad altri, dei fatti ad egli contestati. “Non è stato possibile accertare l’intervenuto accordo tra il Carrubba e i vari esponenti del clan Nardo sul territorio del Comune di Augusta; come si è visto l’imputato Carrubba non ha mai avuto contatti diretti con nessuno dei soggetti che già all’epoca erano noti esponenti del clan (Fabrizio Blandino, Toni Ortisi e Sergio Ortisi) e ha intrattenuto rapporti di cortesia con soggetti quali Renzo Vincenti, Graziano Pandolfo, Maurizio Carcione e Marcello Ferro, senza che tuttavia sia mai stato provato, al di là di ogni ragionevole dubbio l’intervenuta conclusione di un accordo tra i suddetti soggetti e il Carrubba”. Si legge nelle conclusioni delle motivazioni della sentenza di 243 pagine depositata nei giorni scorsi ed emessa il 10 settembre 2019 dal collegio dei giudici presieduto da Giuseppina Storaci e composto da Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri.
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L’ex sindaco, Massimo Carrubba in un lungo post pubblicato, stamattina, sul suo profilo social ne parla. Avrebbe voluto farlo davanti una folta platea, così com’è avvenuto, nei mesi scorsi, durante la conferenza stampa tenuta dopo la sua assoluzione e in quelle che, ancor prima, lo hanno visto sviscerare in pubblico alcune vicende riguardanti il Comune megarese e spiegare il perché delle vicende giudiziarie che lo hanno travolto. Ma l’emergenza sanitaria in corso non glielo consente e l’ex sindaco, pur ripromettendosi di parlare in pubblico nel momento in cui sarà possibile, riporta i passaggi della sentenza che ritiene significativi citando le pagine in cui sono contenuti. Dunque, il Tribunale scrive in sentenza “L’accusa mossa a carico del Carrubba, pertanto, pare più frutto di un massiccio travisamento di alcune conversazioni intercettate, che dell’effettiva sussistenza di contatti illeciti del Sindaco con i diversi esponenti del clan”. Questo, a suo parere, il passo più importante. “
Ma tante altre fantasiose ricostruzioni dell’accusa (che mi hanno “roso ed avvelenato” per ben 8 anni) – sottolinea – vengono con nettezza smentite. Mi permetto di elencarne alcune: contrariamente a quanto sostenuto dall’accusa (ed anche purtroppo nel decreto di scioglimento del Comune di Augusta!), Fabriizo Blandino: “Nel corso delle elezioni del 2008… aveva predisposto, con la collaborazione di Vincenti, una lista, denominata “Diritti e Doveri”, non a sostegno di Carrubba ma del candidato sindaco Inzolia, generale in congedo dell’Arma dei Carabinieri..” che “Tuttavia, proprio all’ultimo momento (probabilmente dopo aver appreso la condizione personale del Blandino), aveva negato la propria disponibilità …” ; l’ipotesi dell’accusa secondo cui i 297 voti di differenza al turno di ballottaggio tra Carrubba e Stella “…sarebbero derivati proprio dall’essersi il Carrubba messo a disposizione del Clan….non ha trovato riscontro nell’istruttoria svolta”; riguardo poi la vicenda relativa alla locazione dell’immobile di Puccio Tabita (definito persona vicina a Fabrizio Blandino, collaboratore di giustizia dal settembre 2013, per anni referenti su Augusta del clan Nardo di Lentini la sentenza stabilisce come “l’infondatezza dell’accusa ….assume carattere di tutta evidenza …..” posto che “le circostanze rappresentate, provate dalla documentazione in atti prodotta dalla difesa dimostrano già di per sé non solo la legittimità della procedura seguita per la selezione dell’immobile….ma anche che il Carrubba non ebbe mai ad interessarsi della vicenda o a far pressioni per fare ottenere il contratto a Tabita. Pertanto non si comprende in che modo l’imputato avrebbe potuto favorire il Clan Nardo..L’ipotesi della accusa è rimasta totalmente priva di riscontro…” l’esposto di Pippo Amara (immancabile e puntuale – come sempre, sulle vicende amministrative importanti del Comune di Augusta), sul quale si è anche fondata l’inchiesta, scrivono i Giudici, “…appariva effettivamente privo di fondamento” .
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Anche per gli altri imputati: l’ex assessore Antonio Giunta, anch’egli accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio e Carmelo Trovano, accusato solo di voto di scambio, Marcello Ferro, Toni Ortisi, Sergio Ortisi, Maurizio Carcione e Fabrizio Blandino la sezione penale del Tribunale ha escluso la sussistenza dell’aggravante dell’art. 7 Legge n. 203/1991 cioè il voto di scambio aggravato con i metodi mafiosi. Come si ricorderà Giunta è stato assolto dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa, e prosciolto, invece, dal reato di voto di scambio per intervenuta prescrizione e Carmelo Trovato è stato prosciolto sempre per intervenuta prescrizione. Per quanto riguarda l’ex assessore come si legge nelle motivazioni: “sebbene siano stati dimostrati i rapporti intercorsi tra il Giunta e il Blandino, non solo gli stessi non appaiono mai essere stati avallati dal Carrubba, ma sembrano poi essere rimasti privi di alcuna concretezza. I rapporti tra il Blandino e il Giunta risalivano a parecchi tempo prima delle elezioni del 2008. Per Trovato secondo il Collegio: “non può dirsi raggiunta la piena prova che l’intesa raggiunta con Toni Ortisi fosse finalizzata ad agevolare il clan Nardo”.