Mercoledì 27 settembre alle 18, la Cgil provinciale incontrerà i cittadini in piazza Duomo per informarli sugli effetti che avrebbe l’attuazione dell’autonomia differenziata.
Errore, il gruppo non esiste! Controlla la tua sintassi! (ID: 43)Farà tappa ad Augusta ‘La via maestra’, l’iniziativa della Cgil che ha lo scopo di informare i cittadini sulle conseguenze che produrrebbe l’autonomia differenziata nella nostra regione.
Si tratta di un ciclo di incontri in preparazione della manifestazione nazionale, in difesa della Costituzione e dell’unità della Repubblica, in programma il 7 ottobre a Roma.
Saranno in piazza Duomo ad Augusta, con la segretaria della Camera del Lavoro Lorena Crisci, il segretario generale della Cgil della provincia di Siracusa Roberto Alosi, e quello di Spi Cgil Domenico Bellinvia.
Quella di mercoledì sarà l’occasione per conoscere un argomento di cui si dibatte poco, soprattutto in relazione alle conseguenze che provocherebbe la sua attuazione.
Non si tratta infatti di un decentramento di compiti e funzioni, ma di un cambiamento profondo del ruolo dello Stato nelle vite di ognuno.
Non a caso un grande giurista come Gianfranco Viesti, lo ha definito “la secessione dei ricchi”.
La Costituzione della Repubblica, approvata nel 1947, concede l’autonomia speciale a quattro regioni, tra cui la Sicilia, e a due province autonome.
L’intento dei costituenti era quello di dare strumenti straordinari, anche legislativi, per permettere a quelle regioni che, per diversi motivi, non ultima l’ubicazione geografica, avrebbero avuto maggiore difficoltà, di colmare più rapidamente lo svantaggio economico o socioculturale con il resto dell’Italia.
L’obiettivo era quello di accelerare il superamento dei divari tra i territori più ricchi e quelli più poveri.
Errore, il gruppo non esiste! Controlla la tua sintassi! (ID: 41)L’autonomia differenziata va invece nella direzione esattamente opposta.
L’obiettivo è quello di consentire alle regioni che ne hanno la possibilità, soprattutto finanziaria, di poter migliorare la quantità e la qualità dei servizi offerti ai cittadini, liberandole dal ‘peso’ delle regioni più in difficoltà.
Le regioni finanzierebbero i servizi ai cittadini, soprattutto con le entrate della fiscalità regionale.
Quelle più ricche potranno così fornire una scuola, una sanità, e altri servizi di qualità superiore a quelle più povere.
Di fatto un colpo alla solidarietà e all’unione della Repubblica, quella che l’articolo 5 della costituzione definisce ‘unica e indivisibile’.
L’approvazione del disegno di legge presentato dal Ministro delle riforme Roberto Calderoli, attualmente in discussione alla Commissione Affari costituzionali del Senato, porterebbe infatti alla concessione di poteri legislativi alle regioni a statuto ordinario, che lo richiederanno, in tutte o alcune delle 23 materie, previste nell’articolo 117 della Costituzione, nelle quali lo Stato si riserva la legislazione esclusiva solo per quanto riguarda le norme generali.
Tra le materie che potrebbero essere affidate alla legislazione regionale, ci sono la sanità, l’istruzione, l’ambiente.
Secondo il disegno di legge Calderoli, lo stato dovrà definire i LEP, i livelli minimi delle prestazioni, che dovrebbero essere finanziati con un fondo per le Misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale.
Tre regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, hanno già presentato le bozze di intese con il dettaglio delle materie di cui chiedono la competenza esclusiva.