Una delle tragedie più grandi del Mediterraneo degli ultimi decenni è stata ricordata, oggi, nel nono anniversario della stessa, con testimonianze e importanti riflessioni sull’accoglienza da parte degli studenti.
Parliamo del naufragio del 18 aprile 2015, che vide un peschereccio, con a bordo oltre mille migranti, inabissarsi a largo della Libia.
Solo in 28 si salvarono mentre i corpi e resti umani furono recuperati nel corso di una complicata quanto triste operazione, disposta nel 2016 dal governo Renzi, che avvenne nel pontile Nato della Marina militare.
Il relitto del barcone affidato, dopo un lungo iter al Comune di Augusta, venne esposto alla mostra Biennale di Venezia col nome di Barca Nostra per poi fare rientro, nell’aprile del 2021, nella città megarese e da allora è collocato nella Nuova Darsena dei servizi, dove prossimamente sorgerà il Giardino della Memoria, per volontà dell’Amministrazione comunale su invito del Comitato 18 aprile, costituitosi all’indomani della pietosa operazione di prelievo delle vittime per chiedere la permanenza del barcone ad Augusta.
Stamattina in memoria dei mille morti, tra uomini, donne e bambini, il convegno: “Il barcone, grido per il nostro mondo malato, La sua funzione pedagogica” che ha visto intervenire monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara, presidente della Cemi e della fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana e Alessandro Puglia, giornalista del quotidiano la Repubblica.
A seguire nel luogo di culto, di fronte a rappresentanti di alunni di tutte le scuole, gli studenti del II Istituto superiore “Arangio Ruiz” accompagnati dalla docente Rosanna Bellistrì e del Liceo Megara con il docente Salvo Ranno hanno esternato toccanti riflessioni che fanno ben sperare, come ha evidenziato don Giuseppe Mazzotta, padre spirituale della Stella Maris e componente del Comitato 18 Aprile, in un futuro fatto di accoglienza e maggiore sensibilità.
I ragazzi dei Ruiz hanno fatto ascoltare ai presenti un messaggio di Remon Karam un giovane egiziano vissuto ad Augusta per 10 anni, dopo il suo sbarco in Sicilia da migrante, e oggi attivista per garantire a tutti del diritto all’inclusione.
Presenti il vice sindaco Tania Patania, l’assessore alla Cultura Giuseppe Carrabino e il presidente del Consiglio comunale Marco Stella, l’associazione Polizia di Stato sezione di Lentini, rappresentata da Giuseppe Gallo e le massime autorità militari locali.
Tutti si sono poi mossi verso la Nuova Darsena, dove hanno preso parola il vice sindaco Patania; Giorgia Mirto della Columbia Univerity su “Le vicende di questo barcone e dei suoi naufraghi, che ha dato anche lettura di una riflessione di Maria Chiara Di Trapani, curatrice artistica de “Il Mare della memoria”, impossibilitata per impegni sopraggiunti ad intervenire di persona come da programma, ed Enzo Parisi, vice presidente del Comitato 18 Aprile.
E’ stata poi deposta una corona d’alloro davanti al relitto da parte di due alunni per volere di padre Mazzotta.
All’interno della Darsena dovrebbe, appunto, nascere nel prossimo futuro il Giardino della Memoria.
Intanto l’area è transennata perché, a breve, sarà realizzata una copertura in zincato, alluminio e plexiglas, per tenere a riparo il barcone.
Oggi alle 18, 30 l’arcivescovo di Siracusa, monsignor Francesco Lomanto presiederà, nella chiesa di San Giuseppe Innografo, l’Eucarestia in suffragio delle vittime del 18 aprile e di tutti i morti nel “cimitero del Mediterraneo.
Il sacerdote Giuseppe Mazzotta, in una lettera inviata a Cristina Cattaneo, medico che ha diretto l’ispezione delle salme dei migranti estrapolati dai Vigili del fuoco nel 2016 dal peschereccio, a nome del Comitato 18 Aprile ha chiesto di poter avere i nomi dei morti.
La risposta della ricercatrice è stata la seguente: “non ci è ancora permesso di rivelare al pubblico i nomi delle vittime dei 68 disastri su cui stiamo lavorando per motivi di sicurezza nei confronti delle famiglie”.