“Il latino ci accompagna nella vita, riemerge in momenti più impensabili e persino ci sostiene, talvolta”. Riceviamo e pubblichiamo interamente la lettera aperta ai genitori di una docente augustana che insegna in un liceo. Intende mantenere l’anonimato e non rivelare l’istituto in cui insegna per evitare che si possa pensare a protagonismo o a una pubblicità di orientamento.
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Lettera aperta ai genitori di una docente augustana che di seguito pubblichiamo per intero. “Cari genitori, sono una docente di lettere che insegna in un Liceo. Non mi presenterò con il nome, né rivelerò il nome dell’ Istituto dove insegno per evitare che si possa pensare a protagonismo o a una pubblicità di orientamento. Mi rivolgo a voi apertis verbis, indirizzando le mie parole al vostro cuore e alla vostra mente, con il solo fine di riflettere con voi sull’opportunità o meno di scegliere una scuola che preveda lo studio della lingua e della civiltà latina. Perché scegliere di studiare latino? Alcuni, inconsapevoli, vi risponderanno che non è più necessario perché è una lingua morta, perché apparentemente non è spendibile sul mercato, ma questa risposta è solo il frutto di una società utilitaristica , che guarda poco alla formazione in toto della persona. Proverò, dunque, a racchiudere un mondo in poche parole e a raccontarvi una mia esperienza di quest’anno scolastico
Prima lezione di latino in una classe di primo anno. All’entrata un grande silenzio irreale. Leggo un po’ di spaesamento nei loro occhi e dopo l’appello e i giusti convenevoli di accoglienza, chiedo come mai abbiano scelto di studiare il latino. Alcuni mi dicono che è stato consigliato da professori, dai loro genitori e che serve a ripercorrere le nostre radici culturali , a sviluppare la logica e altri riferiscono tante altre motivazioni giuste , ma a tratti colgo in tutti loro poca convinzione . Allora sorridendo spiego loro che il primo passo per il successo è la consapevolezza nelle azioni e che per studiare latino occorre che la scelta sia vissuta con consapevolezza. Annuncio loro che il latino è un valore aggiunto nella loro vita, non solo per l’arricchimento della loro cultura, ma soprattutto perché nei momenti più impensabili li accompagnerà. “Ragazzi” dico “viviamo in un momento difficile a causa della pandemia, dobbiamo tenere duro e ricordare le parole di Orazio, che ci viene incontro con un suggerimento: “est modus in rebus”, manteniamo sempre un equilibrio, accontentiamoci di ciò che abbiamo e con il “carpe diem” cerchiamo di vivere appieno.
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I loro visi sono distesi e quella bestia nera, che tanti avevano dipinto come difficoltà insormontabile, comincia a interessarli. Piovono domande e inizia un discorso sull’importanza della metodologia di studio . Dunque irrompo con “rem tene , verba sequentur “ di Catone : afferra il concetto e le parole seguiranno, perché per studiare ed esporre in modo chiaro serve una valida metodologia e confesso loro che studiare il latino è un privilegio di cui si sentiranno orgogliosi. Ma qualcuno più sfrontato chiede : “professoressa serve per conquistare una ragazza?” La classe ride, ma io sono contenta perché mi dà l’opportunità di parlare di Catullo e di chiarire che con la sua lettura affronteremo la differenza fra l’infatuazione giovanile , l’amore passionale dell’ “odi et amo” e l’amore che ci accompagnerà nella vita : il “bene velle”. I loro occhi sono increduli e mi riempiono di gioia. Poi in tono deciso affermo che non possiamo dimenticare Seneca . Ci applicheremo con serietà e con costanza , ma memori che nella vita dovremo sempre ricavare un cantuccio per vivere le nostre relazioni senza la frenesia dell’affanno quotidiano , perché Seneca scrive “vita, si uti scias, longa est”, dunque se ti organizzi e sai utilizzare bene il tuo tempo la tua vita sarà ben vissuta. Sono onesta con loro e ammetto che il percorso non sarà sempre semplice, che necessiterà da parte loro applicazione e collaborazione, ma questo è valido per tutte le discipline se si vuole ottenere un risultato , perché per dirla con Cicerone : “per aspera ad astra”: solo attraverso le difficoltà si arriva al successo. La campanella segna la fine della lezione e allora li saluto con un monito “Sapere aude!”, abbiate il coraggio di conoscere.
Ho deciso, cari genitori, di parlarvi con il cuore, evitando tecnicismi, retorica e parole roboanti e chiamando a testimone un momento di vita scolastica che ho ritenuto significativo. I ragazzi, spesso, hanno bisogno di essere confortati e guidati nelle loro scelte e il compito spetta alle famiglie in primis e poi ai loro docenti. Concludo la mia lettera asserendo con piena convinzione che il latino ci accompagna nella vita, riemerge in momenti più impensabili e persino ci sostiene, talvolta. Non mi sono volutamente soffermata sullo sviluppo della logica, perché se è anche vero che il latino aiuta nello sviluppo di essa, dico sorridendo che lo fa anche il sudoku. Piuttosto, invece, notevole sarà l’accrescimento della capacità comunicativa e della padronanza lessicale, che al giorno d’oggi è un aspetto importante nel mondo del lavoro. Chiudo la lettera citando il prof. Nicola Gardini : “ Il latino è il più vistoso monumento alla civiltà della parola umana e alla fede nella possibilità del linguaggio” Vi saluto affettuosamente, augurando ogni bene ai vostri ragazzi per il loro futuro”.