Conferenza stampa del leader della Lega Massimo Casertano ieri pomeriggio. Nessuna indicazione di voto per i suoi sostenitori da dare a uno dei due che domenica e lunedì prossimi andranno al ballottaggio. “Di Mare non mi ha fatto neanche una telefonata mentre da Gulino ho ricevuto una chiamata di vicinanza per la mia tribolata esperienza elettorale”.
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“Al ballottaggio lasciamo libertà di voto” lo ha detto Casertano nel corso di una conferenza stampa, tenuta ieri pomeriggio nella sede della Lega di via Principe Umberto, con a fianco Giancarlo Mignosa e Francesco Sorge, entrambi designati assessori in campagna elettorale. Il leader del partito di Matteo Salvini, uno dei cinque candidati al primo turno alla carica di sindaco, colui che ha ricevuto il minor numero di preferenze e la cui lista non ha raggiunto il quorum che fa scattare il seggio, ha parlato della posizione che intende assumere nel turno di ballottaggio tra il medico radiologo, Pippo Gulino, 68 anni, già sindaco di Augusta negli anni 90’ fino al 2002 e il consigliere comunale uscente di opposizione, Giuseppe Di Mare, 43 anni, consulente finanziario, per due volte eletto in Consiglio comunale e ancora prima nel Consiglio di circoscrizione del quale è stato anche presidente.
“I candidati gli iscritti i simpatizzanti della Lega ed i cittadini che mi hanno sostenuto votino secondo coscienza – sottolinea il commissario cittadino della Lega, Massimo Casertano – poiché non ci sono intese né accordi con i due candidati. Tuttavia non posso non rilevare che Di Mare non mi ha neanche fatto una telefonata; mentre da Gulino ho ricevuto una cordiale chiamata di vicinanza e solidarietà per la mia tribolata esperienza elettorale. Non me lo aspettavo per la diversità dei nostri percorsi politici e per la mia posizione critica nei suoi confronti in campagna elettorale. Mi ha fatto piacere e la ritengo una dimostrazione di grande sensibilità”. Ripercorre il periodo che ha preceduto la campagna elettorale quando ancora non erano state definite le candidature.
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Casertano fa anche una disamina del suo risultato elettorale, definendolo: “il termometro dello stato di salute del centrodestra in città. Io sono partito per essere il candidato del centrodestra con quattro liste e poco dopo mi sono ritrovato da solo, con la mia lista e con il sostegno formale di Diventerà Bellissima. Se lo avessi saputo prima non avrei atteso 10 mesi per farmi ufficializzare dal tavolo regionale, partendo in grave ritardo e tra mille disagi, ed avrei adottato altre scelte. La mia campagna elettorale è stata poi irrimediabilmente compromessa subito dopo la presentazione delle liste: un irresponsabile e farsesco comunicato della sezione cittadina di FdI, che mi annunciava una revoca di sostegno. Dopo una sequela di uscite e ritiri del comunicato è arrivata la smentita del segretario regionale di FdI, Salvo Pogliese che ha posto fine al “teatrino” ribadendomi il sostegno del partito, ma il danno era ormai stato fatto e mi è costato 4 candidati e un isolamento che ho pagato in termini di sostegno perché il consenso locale non c’è stato. In città è passato il messaggio che io non avrei potuto farcela e quindi il voto dato a me non era “utile”.
Il leader della Lega ha spiegato anche il suo punto di vista sulla mancanza di quorum per la lista che lo ha sostenuto. “Alle amministrative non c’è voto politico, non si votano i partiti, ma i parenti, gli amici. Il consenso ad una lista arriva dai candidati che la tirano. La nostra lista non ha avuto la resa che speravamo anche in considerazione della defezioni che ci sono state. Solo due partiti hanno allestito una sola lista: noi e il M5S. Gli altri partiti dove sono? Alcuni non hanno trovato candidati disposti a mettere la faccia per quei simboli: ed allora il 3,54% sia pure sotto il quorum, può rappresentare un punto di partenza, visto che nelle passate amministrative non erano riusciti neanche a presentarla una lista”.