Vittoria della città, chi ne ha miseramente approfittato si faccia da parte. Giuseppe Di Mare e Alessandro Tripoli: “Augusta non è Città mafiosa, adesso l’amministrazione ne tragga le opportune conseguenze”.
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“Accogliamo la notizia del mancato appello della Procura contro la sentenza di primo grado di assoluzione dell’ex sindaco Massimo Carrubba e la conseguente irrevocabilità del provvedimento con grande soddisfazione e felicità”. Lo dichiarano il consigliere comunale, Giuseppe Di Mare e l’ex consigliere comunale Alessandro Tripoli i quali sottolineano Augusta ha dovuto trascorrere anni bui, anni di inchieste, controlli, commissari “ed anche di politici che hanno fatto le proprie fortune cavalcando un disegno contro Augusta. La frase “la mafia è una montagna di merda” è stata per anni utilizzata da esponenti dell’attuale maggioranza politica di questa città e dai loro leader nazionali per delineare il confine tra il loro operato di “persone oneste” e quello di tutti gli altri, considerati “persone mafiose”.
Tra quei “mafiosi” sono finiti indistintamente tutti, sia quelli che avevano avuto una carica nel precedente Consiglio comunale sia alcuni di quelli che erano in dissenso con l’attuale maggioranza. Sin dall’inizio del nostro mandato – sottolineano Di Mare e Tripoli – siamo stati gli unici due ad esser rieletti dal precedente Consiglio comunale, abbiamo ricevuto accuse ed additati come dei mafiosi, proprio da coloro che per natura, prima di fare simili accuse, avrebbero dovuto accertare la verità. Ovviamente questi “signori” si sono sempre ben guardati dal fare i nomi dei veri mafiosi di questo Paese e per loro comodità, hanno scelto di combattere la mafia associandola ai loro avversari politici piuttosto che ai veri mafiosi.
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Oggi quegli stessi politici dovrebbero avere l’umiltà di chiedere scusa, di esultare per la città e il secondo dopo lasciare i ruoli che indegnamente ricoprono. Concetti come l’onestà, la legalità, il bene primario di tutela della Città sono stati, da chi oggi ci amministra, utilizzati “ad uso e consumo” personale, quasi ad esserne detentori esclusivi e gli altri tutti “mafiosi”. Abbiamo sempre creduto nella politica del rispetto delle Istituzioni e degli uomini che la incarnano, seppur da posizioni diverse, non abbiamo mai urlato a nessuno “lei è un mafioso” anzi non lo abbiamo mai neanche pensato perché “l’avversario politico” si affronta con motivazioni politiche e non con manovre e/o invenzioni, con urla nelle sedi Istituzionali che rappresentano una ferita alla democrazia.
Entrambi abbiamo confidato nella giustizia aspettando di vedere liberata la città e gli uomini dalla infamia, affrontando consapevolmente il rischio di subire l’umiliazione ed essere associati alla mafia, al contrario da loro che da infami hanno gettato in pasto al tribunale del popolo l’ onorabilità di un’intera classe politica e di una città. Oggi bisognerebbe capire il perché di tutto quello che è successo alla nostra Città: chi ne ha tratto beneficio? Chi sono stati attori e comparse? Quali influenze politiche e di altri ambienti hanno spinto per decidere come indirizzare il futuro di Augusta? Dovrebbero essere giorni di festa per la Città, il marchio infamante di Città mafiosa di fatto è caduto, noi ne eravamo certi da sempre ed oggi esultiamo, Augusta non è città mafiosa, non lo sono gli uomini e le donne che hanno avuto ruoli istituzionali. Non lo è la Città, non lo sono gli imprenditori in questi anni trattati come dei “mafiosi”, non lo è il tessuto sociale; a chi ne ha fatto una bandiera per la propria fortuna politica (ed economica) diciamo “togliete il disturbo”, abbiate almeno questo sussulto di dignità. Purtroppo, in questo caso la giustizia ha trionfato solo a metà”!
Il tempo è galantuomo.
Augusta, per Storia e tradizione non è stata mai una Città mafiosa.
Non ha per indole ne per comportamenti nella sua vita attributi che gli sono stati miseramente e meschinamente conferitegli.
Ma, finalmente si può uscire da questo tunnel che, tra non molto, mi auguro, si dia luce e speranza ad un popolo che aspetta un risorgimento che possa dare un ricordo della sua bellezza e del fascino che un tempo ahimè aveva.
Il tempo è galantuomo.