L’associazione 20 Novembre 1989 Onlus, aderente alla First, Federazione Italiana Rete Sostegno e Tutela diritti delle persone con disabilità già Rete dei 65 movimenti scrive al presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiedendogli di caldeggiare l’inserimento lavorativo di ragazzi affetti da sindrome di Down e autismo per guidare il Paese verso una società più giusta e inclusiva facendo sì che anche i diversamente abili possano esprimere le loro capacità nel mondo del lavoro.
Firmatario della missiva è l’augustano Sebastiano Amenta, presidente nazionale dell’associazione Ets, la quale si occupa della tutela delle persone con abilità diverse e di progetti inclusivi volti a migliorare la loro qualità di vita, che nella lettera evidenzia al capo dello Stato e alle istituzioni che egli rappresenta, la questione di fondamentale importanza per il futuro del nostro tessuto sociale: l’inclusione dei ragazzi con sindrome di Down e Autismo nel tessuto socio produttivo dell’ Italia.
“La nostra società si sta evolvendo, ma il cammino per i nostri ragazzi verso un’inclusione reale e profonda è ancora lunga e in alto mare. I nostri ragazzi – scrive Amenta – possiedono talenti unici e prospettive preziose che possono arricchire l’animo di chi gli sta accanto e ogni ambiente, dal professionale al sociale.
Tuttavia, senza una maggiore consapevolezza civica, i nostri ragazzi rimangono ai margini, con gli unici amici di sempre i loro familiari, privati della possibilità di contribuire pienamente alla comunità, e di creare loro solide fondamenta per il dopo di noi, quel dopo di noi che balena sempre in testa ai genitori”.
Amenta si rivolge a Mattarella da genitore a genitore e le chiedo quindi un impegno concreto ad aiutarci ad abbattere le barriere visibili e invisibili, quelle barriere di pregiudizi, che impediscono ai nostri figli di esprimere il loro potenziale.
“In particolare – aggiunge – sollecitiamo iniziative legislative che favoriscano e soprattutto semplifichino loro l’accesso al modo del lavoro, e non mi riferisco al collocamento mirato delle categorie protette, perché quello per i nostri ragazzi e solo mera utopia, ma intendo leggi ad hoc e campagne di sensibilizzazione che promuovano una cultura dell’accettazione e dell’inclusione un tema che ritengo fondamentale per la nostra comunità: il loro inserimento nel tessuto sociale e produttivo.
Le loro abilità uniche e il loro spirito resiliente, possono arricchire la nostra società in modi straordinari se solo gli offriamo le giuste opportunità.
La società dovrebbe superare gli stereotipi e le paure, e concentrarsi sulle quelli che sono le loro capacità e potenzialità.
Conoscere meglio queste condizione e soprattutto avere la consapevolezza, ci aiuterà a superare le barriere dei pregiudizi e a creare loro un ambiente più accogliente.
Le aziende dovrebbero considerare l’assunzione dei nostri ragazzi, loro possono portare nuove prospettive, creatività e dedizione al lavoro.
Insieme possiamo costruire una società più inclusiva, dove ogni ragazzo con abilità diverse possa tirar fuori il proprio potenziale e realizzare il proprio sogno di vita indipendente.
Siamo tutti parte di questa sfida, e il cambiamento inizia da noi stessi. In lei, rappresentante delle istituzioni vediamo l’alleato capace di guidare il nostro paese verso una società più giusta e inclusiva. La invitiamo – conclude il presidente della 20 Novembre 1989 – a prendere a cuore questa causa, non solo per il bene dei diretti interessati, ma per l’arricchimento morale e culturale dell’intera nazione”.