Il decreto energia, approvato a dicembre e convertito in legge pochi giorni fa, contiene importanti novità e opportunità per la zona industriale di Augusta, che potrebbe finalmente recitare un ruolo di primo piano nel processo di transizione ecologica ed energetica.
La novità è contenuta nell’articolo 8 della legge, “Misure per lo sviluppo della filiera relativa agli impianti eolici galleggianti in mare”.
L’articolo prevede infatti la creazione di un polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare.
L’obiettivo è il raggiungimento dell’autonomia energetica nazionale e sostenere gli investimenti nelle aree del Mezzogiorno.
La norma prevede che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, il 7 febbraio scorso, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica pubblichi un avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse per la individuazione, in almeno due porti del Mezzogiorno che rientrano nelle Autorità di sistema portuale, o in aree portuali limitrofe ad aree nelle quali sia in corso l’eliminazione graduale dell’uso del carbone.
“Aree demaniali marittime con relativi specchi acquei esterni alle difese foranee, da destinare, attraverso gli strumenti di pianificazione in ambito portuale, alla realizzazione di infrastrutture idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti del settore della cantieristica navale per la produzione, l’assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare”.
I porti che hanno le caratteristiche richieste sono quelli di Taranto e Augusta, che dispongono degli spazi necessari, di parte delle infrastrutture e di esperienze nel campo della movimentazione di pale eoliche.
Nel caso di Augusta, l’esperienza riguarda anche l’offshore.
Nella conversione in legge, il testo originario del decreto che prevedeva che i porti fossero due, è stato modificato in modo da inserire la possibilità di un terzo porto, quello di Brindisi, dove è in corso l’eliminazione graduale dell’uso del carbone.
Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate dalle Autorità di sistema portuale, entro trenta giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso.
Il Ministero dell’Ambiente dovrà poi individuare, con una procedura a evidenza pubblica, l’azienda destinataria delle risorse stanziate, che ammonterebbero a 420 milioni di euro in tre anni, a carico del Fondo per lo sviluppo e la coesione e da assegnare al Ministero dell’Ambiente, per sostenere investimenti infrastrutturali necessari.
I requisiti richiesti restringono tuttavia il campo a poche aziende, e negli ambienti ben informati si fa il nome di Fincantieri, come della società più accreditata e di Renexia quale possibile partner.
Toccherà ora al sistema imprenditoriale e istituzionale, a partire dall’AdSP del Mare di Sicilia Orientale, il cui presidente Di Sarcina si è già detto pronto, cogliere la straordinaria opportunità di rilancio del tessuto produttivo, per avviare quella transizione energetica in chiave ecologica, valorizzando le professionalità e il capitale umano della zona.