Attenzione verso gli altri soprattutto persone che vivono la disabilità. E’ ciò che si chiede con “Green hope”, progetto a cura de “Il sorriso che vorrei”, associazione di volontariato di clown terapia, ma non solo vista l’iniziativa.
L’associazione ha donato cordini verdi con girasole al Comune, che provvederà a distribuirli, affinché i disabili e le loro famiglie non passino inosservati nel vivere giornaliero.
“Un nastrino verde per fare la differenza, per aiutare a sensibilizzare tutta la comunità verso un maggior rispetto e consapevolezza nei confronti dei familiari delle persone diversamente abili”, ha evidenziato Paola Giancane, segretaria – tesoriera dell’associazione.
Il Sorriso che vorrei con “Green hope” cerca di mettere i disabili e le loro famiglie nelle condizioni di ricevere attenzioni quotidiane dalle persone che incontrano.
La presentazione del progetto è avvenuta ieri nel salone di rappresentanza del Palazzo di Città, concesso dall’Amministrazione comunale ed è stata trasmessa in diretta streaming sui canali di Webmarte.
“Grazie a voi che ci date la possibilità di affrontare una tematica importante – ha detto il sindaco Giuseppe Di Mare nel suo intervento – da subito abbiamo sposato l’iniziativa”.
“Per portare avanti il progetto ci siamo appoggiati a Salvatore Cannavà, nostro psicologo formatore – ha spiegato Mauro Cacace, presidente de “Il Sorriso che vorrei” – e poi lo abbiamo condiviso con altre associazioni e il Comune. “Green hope” consiste in gesti semplici nei confronti degli altri soprattutto di persone e famiglie con disabilità che spesso sono invisibili ai nostri occhi e a quelli della comunità”.
Elena Niciforo, mamma di un ragazzo autistico ha detto: ”chi non vive la disabilità non sa cosa significhi affrontare le incombenze di tutti i giorni, che si devono pur svolgere anche se il pensiero va sempre ai tuoi cari che hai lasciato a casa o in macchina. E allora può aiutare tanto la sensibilità di persone, anche se sconosciute, che ti concedono di saltare le code al supermercato, in uffici, alle poste o in qualsiasi spazio pubblico dove il non essere invisibili agli altri aiuta”.
E’ stato proiettato un corto, diretto da Marco Latina, con protagonisti Elena Niciforo e i suoi figli. La mamma si reca prima al panificio e poi al supermercato dove incontra sia persone che non le danno la precedenza sia altre che, invece, soprattutto dopo aver notato che indossa il cordino verde si accorgono di lei e le riservano la cortesia che le spetta.
Il Sorriso che vorrei si è avvalso, della collaborazione dell’Unitre,del Kiwanis club, della cooperativa sociale L’Albero, al comitato Augusta commercianti, all’associazione Genitori e figli, del Gruppo donatori sangue Fratres, come ha sottolineato la cerimoniera e moderatrice dell’evento Paola Giancane, che ha espresso gratitudine, tra gli altri, ai titolari degli esercizi commerciali che hanno concesso l’utilizzo delle loro strutture per le riprese del filmato.
Al tavolo dei relatori: Mauro Cacace, presidente de Il Sorriso che vorrei, Salvo Cannnavà, in qualità di psicologo e presidente dell’Unitre, Elena Niciforo, Noemi Di Modugno, psicologa e mamma, l’assessore alla Coesione sociale, Biagio Tribulato.
“Questa non deve essere un’iniziativa che si dimentica tornando a casa, ma deve entrarci dentro, un’assoluta naturalezza” – ha evidenziato Cannavà, il quale parlando del filmato ha detto: ”la cortesia non è stata fatta alla mamma ma ai ragazzi per i quali la mamma era trepidante. Attorno ad un diversamente abile c’è un entourage familiare, ci sono le amicizie, ci sono i valori”.
Noemi Di Modugno, esperta in scienze e tecniche psicologiche, che si occupa fondamentalmente di genitorialità, ha parlato del rapporto con le persone che non sono coinvolte affettivamente con il disabile.
“Speriamo davvero di poter raggiungere quello che è un percorso di gentilezza, empatia e sensibilizzazione, ma soprattutto di maggiore coinvolgimento in ciò che vivono le persone con disabilità e le loro famiglie” ha concluso l’assessore Tribulato, comunicando che a breve saranno stabiliti modi e tempi per la consegna dei cordini alle famiglie e caregiver delle persone con una disabilità riconosciuta, che vorranno aderire al progetto.