Ricorrerà giorno 28 il sesto anniversario della celebrazione che don Palmiro Prisutto dedica alle vittime del cancro. La ricorrenza viene ricordata dal battagliero arciprete via social. “Forse siamo ancora in tempo”.
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Appuntamento venerdì 28 febbraio con la messa per i morti di cancro, di cui quest’anno ricorre il sesto anniversario. Durante la celebrazione che nel tempo, ha avuto una rilevanza nazionale, oltre a pregare per tutti coloro i quali stanno lottando contro il cancro saranno, ancora una volta, ricordati i morti di Augusta per patologie tumorali. L’arciprete sottolinea che, la “dolorosa” lista è costantemente aggiornata con i nomi di persone, giovani la cui vita è stata stroncata
“Tra pochi giorni sarà il 28 febbraio 2020 – scrive l’arciprete – come ormai sapete e lo sa anche l’Italia intera, (e non solo) sarà celebrata in chiesa Madre la messa per ricordare le vittime dell’inquinamento. Questa messa, nei mesi e negli anni successivi ha avuto grande risonanza sui media nazionali ed oltre. Il 28 febbraio ricorrerà il sesto anniversario della “messa per la vita”. Questa celebrazione ha avuto il merito di aver richiamato la pubblica attenzione sul grave problema ambientale che affligge il nostro territorio. Questo non significa che, a livello istituzionale, il problema ambientale sia stato affrontato e risolto. Tutt’altro. Qualche piccolo, ma “timido intervento” si è visto, ma tanto rimane ancora da fare.
Non so quanti di voi si ricordano del 21 aprile 2005, quando circa tremila persone, parteciparono alla fiaccolata per ricordare l’“olocausto industriale”. Presero parte a quella manifestazione anche numerosi personaggi politici della zona oggi denominata “area Sin”. Dopo quella manifestazione rivolsi un appello agli abitanti delle “città del triangolo” perché si avesse il coraggio di “esternare” il dolore di tante persone e famiglie colpite dal cancro raccontando la propria storia.
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Prigionieri di una irrazionale paura, intimiditi dal possibile ricatto occupazionale, asserviti alla logica che la salute vale meno del posto di lavoro (=meglio morire di cancro che di fame) non ci furono che pochissime risposte. È avvenuto invece il contrario in altre aree a rischio come a Taranto e nelle Terre dei fuochi, dove il “dolore gridato” ha costretto le Istituzioni a metterci la faccia. In occasione del sesto anniversario della Messa, voglio, tuttavia rilanciare quell’appello del 2005 per trasformare il “dolore nascosto” in una forte richiesta di giustizia non solo per le vittime dell’inquinamento, ma anche per la nostra città, che sembra inesorabilmente avviarsi verso il declino. Forse siamo ancora in tempo”. Intanto non possa giorno senza vedere avvisi mortuari con su scritto il nome del deceduto annoverano come vittima dl cancro.