In un momento di grande disorientamento, “senza santi né eroi”, torna utile riflettere sulla figura dei maestri. Un famoso slogan dei giovani contestatori parigini del maggio ’68 recitava “Mai più maestri!”. In quel periodo gli studenti rivendicavano la loro libertà di pensiero e lottavano contro una cultura omologante e autoritaria. Ma oggi, è un bene vivere senza maestri? È questo l’interrogativo che pone Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, in questo volumetto corto di pagine ma denso di contenuti.
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Riflettendo sull’uso contemporaneo dei social, dove ognuno di noi si sente libero di esprimere le proprie opinioni, anche senza una adeguata competenza, forse l’assenza di grandi maestri e pensatori non è proprio una fortuna, piuttosto un grave danno. Si discute moltissimo sul fatto che non vada confusa la libertà di espressione con il millantare idee prive di fondamento. Il meccanismo perverso dei social spesso amplifica più la falsa opinione che non la cruda verità.
“Oggi al posto dei maestri, ci sono gli influencers, quelli e quelle che dettano e assecondano a milioni le inclinazioni di massa e le mode attraverso strumenti di persuasione potenti e capillari.”[1]
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Zagrebelsky ritiene che i maestri siano necessari, soprattutto in questo momento storico, non tanto come guide che conducono a porti sicuri, ma come seminatori di dubbi, al fine di stimolare le sonnecchianti coscienze, per mostrare il mondo da angolazioni diverse: in sintesi i maestri servono alla società per indurre a pensare. Il pensiero, in un contesto tutto incentrato sulle azioni, purtroppo spesso è il grande assente. Ciò che muove l’agire è ciò che è utile e non ciò che è giusto. E chi prova ad indicare la via, viene percepito come un essere molesto e fastidioso. Ma la figura di maestro che Zagrebelsky ha in mente non ha nulla a che vedere con un dotto, con colui che possiede la verità assoluta su ogni questione, semmai il maestro è un cercatore, dal piede sempre incerto, ben consapevole che non esistono certezze ma che ogni conoscenza vada ristrutturata sempre a partire da nuovi indizi e dettagli.
Sotto questa nuova luce i giovani studenti non hanno nulla da temere: il maestro non sarà mai propugnatore di verità inconfutabili da travasare, ma sarà soltanto colui che spronerà sempre a guardare il mondo con occhi nuovi. “Il compito dei maestri è di scoccare scintille”[2], di accendere fuochi, di indicare possibili percorsi, senza la presunzione di essere l’unico a tenere la rotta.
[1] G. Zagrebelsky, Mai più senza maestri, Bologna, Società editrice il Mulino, 2019 pag.30
[2] G. Zagrebelsky, Mai più senza maestri, Bologna, Società editrice il Mulino, 2019 pag.85