Legambiente si oppone alla riconversione della discarica di Costa Mendola (non in esercizio) perché Augusta è già penalizzata da molestie olfattive che rendono l’aria irrespirabile e insopportabile per i cittadini.
La ditta So.e.m. Srl (gruppo Quercioli) ha presentato all’assessorato regionale Territorio e Ambiente la richiesta di rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) comprensiva di Valutazione di Impatto Ambientale (Via), unificata con la procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) riguardante il progetto per la conversione della discarica per inerti, non in esercizio, di Costa Mendola (Augusta) in discarica per rifiuti speciali non pericolosi con una capacità di oltre un milione di tonnellate.
Lo scorso 23 aprile l’Assessorato ha dato avvio alla fase di consultazione chiedendo espressamente al Comune di Augusta di pubblicare l’avviso all’albo pretorio affinché – come previsto dalla legge – chiunque
interessato potesse presentare osservazioni, Legambiente Sicilia e Legambiente Augusta sono riuscite a presentare entro i termini numerose osservazioni al progetto nonostante, ancora una volta, come già accaduto per il progetto della discarica Log Service dove si vogliono depositare i rifiuti speciali pericolosi prodotti dall’inceneritore Gespi, l’avviso non sia stato pubblicato all’albo con grave pregiudizio al diritto di informazione e partecipazione.
Legambiente ha osservato che la discarica è ubicata nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale (Aerca) dove il Piano di Risanamento Ambientale, approvato con Dpr 17/1/1995, prevede il depotenziamento dei rischi e la riduzione degli impatti anche attraverso la bonifica delle discariche esistenti e la limitazione all’insediamento di nuovi impianti. Il progetto proposto non appare coerente con il Piano di risanamento specie in considerazione del fatto che, a differenza degli rsu, non vi è l’obbligo di provvedere allo smaltimento dei rifiuti speciali nell’ambito territoriale ove essi sono prodotti.
Pertanto nulla vieta che nella discarica di Costa Mendola vengano smaltiti i rifiuti speciali provenienti da altre regioni e quindi, anziché ridurli, siano apportati ulteriori impatti nell’Aerca.
Legambiente ha rilevato che lo Studio d’Impatto Ambientale (Sia) non riferisce dell’esistenza nell’area di altri impianti di trattamento e smaltimento delle stesse tipologie di rifiuti, oltre alle discariche esaurite per rifiuti urbani (Ogliastro a 2 km e Costa Gigia a 5 km), per speciali e per speciali pericolosi.
Nella stessa zona, caratterizzata da vecchie cave in parte trasformate in discariche, limitrofa alla So.e.m. è la Oikothen (non ancora attiva ma autorizzata per 170mila t/a pericolosi e non) così come contigua è la discarica Ig, Rifiuti Industriali Srl autorizzata alla messa in riserva e stoccaggio annuo di circa 51.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non. Il progetto Oikothen come si ricorderà fu a suo tempo fortemente contestato e alcuni geologi sostennero che non si era tenuto conto dell’esistenza di una faglia. Anche in considerazione di quanto sopra (presenza di faglia, falda e torrente Ciricucco nell’area destinata al trattamento rifiuti) l’insediamento a Costa Mendola di una discarica di oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti speciali è per Legambiente incompatibile e inaccettabile.
E sempre nell’area di riferimento sono in esercizio o in progetto la discarica Cisma, la Log Service (in progetto), l’inceneritore Gespi, la piattaforma Megara (progetto al momento respinto), la piattaforma polifunzionale Rigenia, la piattaforma Intec Sud e la discarica Renteco – ex Smari – di Villasmundo al confine con il territorio di Augusta (progetto in attesa di conclusione procedimento Paur).
Nello Studio Ambientale manca del tutto una valutazione dell’impatto olfattivo che la discarica aggiungerebbe in una zona i cui abitanti sono già tormentati dalle quotidiane molestie e, per ciò che concerne l’aspetto sanitario, non si effettua alcuna valutazione sugli effetti ed il contributo sfavorevole che il progetto potrebbe apportare alla salute ed al benessere della popolazione interessata.
“Come si rileva dalla attestazione di “parziale conformità urbanistica”, la porzione di area che il progetto intende utilizzare per i servizi e le attività di deposito preliminare e ricondizionamento ricade, secondo il Prg del Comune di Augusta, in zona agricola E1 e quindi – spiega Enzo Parisi di Legambiente – non può destinarsi a tali servizi e attività a meno che non intervenga una apposita variante del Piano regolatore generale da conseguirsi necessariamente secondo le procedure previste dalla legge.
Nel ribadire la propria motivata contrarietà alla discarica So.e.m. e nel richiamare tutti gli enti e gli amministratori interessati alle loro responsabilità, Legambiente ritiene grave il fatto che in base ad un vecchio piano regolatore Asi della zona industriale, mai sottoposto a Vas Valutazione ambientale strategica, alla disattenzione e al silenzio degli enti, alla carenza normativa e al disinteresse verso la concreta tutela dell’ambiente e della salute delle persone, si sta determinando una concentrazione di discariche e impianti di trattamento rifiuti confinanti tra di loro in una limitata porzione di un’area che, come detto, è già Area ad Elevato rischio di crisi ambientale e certamente non ha bisogno di essere sovraccaricata di altri impatti.