Legambiente chiede l’esproprio della basilica del Murgo di Agone per renderla fruibile. Si tratta di un bene culturale, poco noto ai più ma di inestimabile valore, che è nella disponibilità della famiglia Leonardi. Un importantissimo monumento svevo, è la Basilica del Murgo ad Agnone (frazione di Augusta), la cui costruzione ebbe inizio intorno all’anno 1224 per volontà di Federico II.
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Legambiente Sicilia mantiene ferma la sua decisa contrarietà alla quantomai inopportuna domanda di ampliamento della discarica di Grotte San Giorgio della Sicula Trasporti – di cui sono titolari i Leonardi – ubicata in territorio di Lentini e limitrofa anche ai territori di Augusta e Catania dove insistono altri impianti della stessa società proprietaria. Chiediamo piuttosto che essa, ai sensi delle leggi vigenti, per le gravissime infrazioni emerse dall’inchiesta della Procura catanese, venga chiusa e sia revocata l’Aia. La nostra associazione continua a seguire l’evolversi della situazione e ci costituiremo parte civile nel procedimento penale che ne dovesse scaturire contro i pirati dell’ambiente, i tecnici corrotti e i funzionari infedeli. “Con la scandalosa vicenda della criminale gestione della discarica e degli impianti ad essa collegati – dichiara Enzo Parisi di Legambiente – torna alla ribalta anche il bene culturale, poco noto ai più ma di inestimabile valore, che è nella disponibilità della famiglia Leonardi. Si tratta di un importantissimo monumento svevo, la Basilica del Murgo ad Agnone (Augusta), la cui costruzione ebbe inizio intorno all’anno 1224 per volontà di Federico II”.
Il sito in cui si trova è classificato nel vigente piano paesaggistico come “Area di interesse archeologico, art. 142 lett.m) D.lgs. 42/04” ma il bene in sé non appare censito e non è chiaro se esso, in forza del provvedimento datato 17/3/1949, è realmente sottoposto a vincolo monumentale ai sensi della legge 1089/1939. Proprio per richiamare l’attenzione sulle costruzioni federiciane del megarese e sollecitare l’esproprio, la tutela e la conservazione di questo trascurato tesoro, la campagna del 2004 di “Salvalarte” di Legambiente aveva fatto tappa ad Augusta e diffuso una sua specifica pubblicazione. L’imperatore voleva che nella basilica, primo nucleo di un convento, si trasferissero i monaci dell’Abbazia Cistercense di Roccadia. Federico II, probabilmente a seguito del deterioramento dei rapporti con il papato e al cambiamento del suo orientamento politico, interruppe la costruzione della grande chiesa quando l’alzata delle mura era solo 3 metri. Scrive Luce Belfiore nel 1950 nel suo “La Basilica di Murgo e l’architettura Cistercense”.
“La grandiosa Basilica di Murgo (83 metri di lunghezza per 28 metri di larghezza), chiusa ad oriente dalla massa rettilinea del vasto transetto e dei tre vani absidali quadrati, fu condotta fino all’altezza di m. 3 circa. Di essa rimangono : i saldi muri perimetrali del nàos con le semicolonne e le basi dei due pilastri fiancheggianti all’interno l’ingresso – per cui possiamo chiaramente stabilire la larghezza della nave centrale rispetto a quella delle navatine, e ricostruire idealmente la divisione dell’interno in campate – e con i resti dell’ampio portale ; i muri circoscriventi le absidi e le due cappelle laterali con le quattro semicolonne angolari su cui avrebbero dovuto impostare le arcate delle volte ; i profili d’una porta ogivale nel braccio nord del transetto e di un’altra all’altezza della quarta campata della nave minore sul lato settentrionale ; al centro est del transetto i resti del grandioso arco trionfale fiancheggianti il portale settecentesco e, infine, un piccolo vano ottagonale addossato al lato sud del transetto, con una porticina archiacuta di accesso, inglobato nella moderna costruzione. La pianta, perfettamente ricostruibile nonostante 1’azione devastatrice del tempo e ancor più quella degli uomini – che hanno adibito a magazzini la zona absidale ed a cortile l’ampio transetto, ed hanno piantato un giardino di mandarini nell’interno dell’aula, strappando quel che restava di colonne e pilastri che lo dividevano in tre navate – è quella basilicale a croce latina e orientata”.
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E l’insigne studioso e storico dell’arte Giuseppe Agnello, tra i massimi ed autorevoli esperti di architettura sveva, nel 1960 nel suo “L’Architettura militare, civile e religiosa nell’età sveva” scriveva: “Sta di fatto che i documenti della cancelleria sveva non hanno un solo ricordo relativo alla costruzione di chiese. Per la Sicilia la sola eccezione è rappresentata dalla grandiosa basilica cistercense, iniziata ma non portata a compimento, nella pittoresca solitudine del Murgo. La sua origine, dovuta alla liberalità di Federico, a favore dei frati del monastero leontinese di S. Maria di Roccadia, cade, con molta probabilità, nel 1224. L’imponente costruzione che, nell’impostazione della cortina, si richiama con fedeltà di misura a quella del castello catanese, ha ritmi e movenze decorative, in cui rivivono i tratti caratteristici dei nostri più bei castelli siciliani. Anche a prescindere dei molti rilievi di carattere architettonico, chi volesse stabilire un raffronto tra le piante dei portali della basilica del Murgo e del castello siracusano, resterebbe colpito, non solo dal movimento decorativo informato alle stesse norme, ma dalla identità di proporzioni tra le diverse membrature, identità che non può essere effetto di casuale coincidenza, ma che deve rispondere ad un vera e propria concordanza di direttive artistiche.
Come a Castel Maniace, anche nella chiesa del Murgo le nuove forme ci si presentano libere dalla influenza perturbatrice delle precedenti tradizioni. L’esame dei più minuti dettagli decorativi, dalle singolari curve geometriche alle più delicate modanature delle basi e dei capitelli, ci pone di fronte a motivi, che ci appariranno, per lo spazio di oltre un trentennio, impostate su norme fisse. La vastità del progetto e la difficoltà della sua attuazione possono darci un’idea dello sforzo grandioso al quale l’imperatore si accingeva in questo fugace periodo della sua politica religiosa. Se circostanze impreviste non avessero troncato, quasi all’inizio, il compimento dell’impresa, oggi forse ammireremmo nella chiesa del Murgo una delle più eloquenti affermazioni di tutta l’architettura sveva dell’Italia meridionale”.
“A nessun può e deve sfuggire- conclude Enzo Parisi – l’enorme valore artistico, storico e culturale della basilica e l’ineludibile dovere che ne deriva di acquisire il bene al patrimonio pubblico e di tutelarlo adeguatamente. Al di là di quelli che saranno gli esiti dell’inchiesta che riguarda i Leonardi, e qualora ne ricorressero gli estremi l’eventuale confisca dei loro beni,, chiediamo che la Regione provveda senza indugio ad espropriare il bene Basilica del Murgo ai sensi del vigente Codice dei Beni Culturali e a mettere in atto tutte le misure di tutela e valorizzazione del monumento. Legambiente propone tali azioni anche per il prestigio che da ciò scaturirebbe e si ripercuoterebbe sulla Sicilia, sulla provincia di Siracusa e sulla città di Augusta. Pertanto sollecita la Regione Siciliana, la Soprintendenza di Siracusa ed il Comune di Augusta, concordemente ed in sinergia benché ciascuno per la sue competenze, a rendersi attivi e partecipi all’opera di acquisizione e salvaguardia del bene”.
intanto io mi prendo cura dell’Adonai