Il borgo marinaro di Brucoli, luogo di bellezza e patrimonio naturale, non smette mai di stupire.
Risalirebbe al Pleistocene medio un “elefantino nano”, rivenuto diversi anni fa, e la cui presenza sul territorio brucolano si attesterebbe a circa 200,000 anni fa. Un esemplare che apparterrebbe alla specie degli Elephas mnaidriensis, anch’essi “nani”, ma con molta probabilità leggermente più grandi rispetto a quelli presenti in altre zone della Sicilia.
Gli “elefanti nani”, i cui eccezionali resti fossili sono stati rinvenuti in Sicilia nella prima metà del secolo scorso nelle Grotte di Spinagallo (Siracusa) e di Puntali e Luparello (Palermo), rappresentano, ad oggi, la massima espressione in termini di ricerca e rinvenimento di reperti di questa specie di elefanti di taglia “nana” che abitavano la Sicilia fin dal Pleistocene medio.
Il canale “Porcaria” tra Carlentini e Villasmundo (anticamente denominato “Pantakyas”) affianca Brucoli per gran parte della sua lunghezza.
Le numerose grotte lungo il corso del canale, risalenti all’epoca preistorica e utilizzate durante la Seconda guerra mondiale come rifugio, vennero adibite sia come abitazioni sia come luogo di sepoltura dei defunti.
Numerose, inoltre, sono le “bitte” scavate nel calcare e utilizzate ancora oggi per l’attracco di imbarcazioni, la cui fattura potrebbe risalire a età antica (greca o romana), così come confermano alcune fonti greche e latine quali Tucidide, Virgilio e Ovidio.