Come se non bastassero la temperature torride di questa estate, a riscaldare ancora di più il clima ad Augusta è la questione dell’accesso all’eremo dell’Adonai, uno dei più antichi luoghi di culto mariano conosciuti, che risale al terzo secolo dopo Cristo.
Dopo la chiusura dell’accesso attraverso la strada interna al condominio Gisira, il Santuario è ora raggiungibile solo attraverso la vecchia strada sterrata, in pessime condizioni, che costeggia per un tratto il resort Mangia’s.
Si tratta di un percorso che, in occasione della stagione delle prossime auspicate piogge, diventerà di fatto impraticabile con mezzi stradali normali.
Quella di cui parliamo è una vicenda complessa che mette insieme la storica trascuratezza nella gestione di un bene di interesse pubblico, i diritti di privati e una gestione dei rapporti tra le parti non sempre improntata e all’ascolto e alla comprensione delle ragioni dell’altro.
Alla vigilia della festa della Madonna dell’Adonai, che ricorre proprio domani 5 agosto, proviamo a ricostruirne le linee essenziali, scusandoci per la lunghezza dell’articolo.
Per chi non lo conoscesse, il Santuario si trova appena a nord di Brucoli, stretto tra un resort di lusso e un grosso condominio di villette con accesso al mare.
La realizzazione di entrambi i complessi, quello che era in origine il Villagio Valtur, ora Resort Mangia’s, e il condominio Gisira, fu possibile anche attraverso una serie di concessioni e accordi contrattualizzati con la Curia, proprietaria del Santuario e dell’area circostante.
Dopo la morte di frate Antonino da Carlentini, ultimo eremita, che visse all’Adonai per circa cinquant’anni, si concluse l’esperienza monastica e il luogo fu progressivamente abbandonato per alcuni decenni, e finì per diventare luogo di raid vandalistici e perfino sede per la celebrazione di messe nere.
Si deve soprattutto all’impegno dell’attuale rettore, don Palrmiro Prisutto, nominato Parroco di Brucoli e rettore del Santuario nel 1992, il recupero di quello che era ridotto ormai quasi a un rudere.
Con l’impegno di un gruppo di volontari e l’inserimento determinante tra le opere finanziate con la legge di ricostruzione dopo il terremoto del 1990, che lo aveva seriamente danneggiato, il santuario è tornato ad essere un luogo praticabile e un valore per il territorio.
Oggi è meta di turisti e di fedeli e ospita gruppi per ritiri religiosi e convegni.
Da alcuni anni nella chiesetta si svolgono regolarmente funzioni religiose che raccolgono una piccola comunità di fedeli.
Il rapporto di vicinato con il grosso condominio adiacente è stato sempre complesso.
A parte una lunga serie di contestazioni su diritti di accesso e utilizzo di servizi, oggetto di liti anche giudiziarie, con una sentenza di circa un anno fa, il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha messo fine a un lungo contenzioso tra il Comune di Augusta e il condominio Gisira stabilendo che la proprietà della strada che percorre il complesso edilizio e assicura agli abitanti l’accesso al mare, e dalla quale si accede al Santuario, è di proprietà della Gisira.
Il condominio ha quindi deciso di riservarne l’accesso non pedonale ai soli residenti, realizzando un cancello che impedisce il passaggio anche a chi volesse raggiungere il santuario.
La decisione non è stata presa bene dal rettore e dai componenti della comunità religiosa dell’Adonai, che hanno aperto una vivace polemica, soprattutto sui social dove, come avviene di consueto, si sono divisi i difensori del diritto al libero passaggio, invocando iniziative anche rumorose, e coloro che invece difendono le ragioni del condominio.
Dopo la segnalazione di don Prisutto, la Curia di Siracusa è intervenuta con una lettera firma del vicario generale mons. Sebastiano Amenta, inviata al sindaco e allo stesso sacerdote a fine giugno, con la quale prende atto del disagio e invita tutte le parti in causa a trovare una soluzione in grado di assicurare l’accesso al Santuario.
Dopo aver sottolineato il valore storico del luogo di culto, la Curia ricorda le vicende degli ultimi anni.
“Nello scorso decennio, l’Arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo, nel tentativo di definire varie questioni insorte con alcuni soggetti privati, specie dopo alcuni procedimenti giudiziari promossi a tutela del bene, affidò allo stesso Rettore il compito di pervenire ad una adeguata e definitiva soluzione giuridica delle criticità che si erano evidenziate avvalendosi di legali di sua fiducia. Constatato lo stallo della situazione, mons. Francesco Lomanto nostro Arcivescovo, ha incaricato gli Uffici della Curia Arcivescovile affinché, assistiti dai ns legali, si possa giungere alla definizione di ogni rapporto al fine di risolvere le diverse questioni ancora aperte, prima fra tutte quella, appunto, relativa alla strada d’accesso al Santuario.
Dallo scorso anno, quindi, sono in corso proficue interlocuzioni tra i rispettivi legali del villaggio turistico e del complesso residenziale Gisira, delle quali ovviamente il Rettore del Santuario è informato, volti ad accertare diritti e doveri delle parti. A ciò non è estraneo il comune interesse di ordine generale volto alla valorizzazione del luogo di culto dall’indubbio valore storico e monumentale per il territorio di Augusta e per la Chiesa siracusana tutta”.
Il prelato aggiunge un monito.
“Ovviamente, mi permetto anche di affermare che la competente interlocuzione di tutti i soggetti coinvolti, siano essi istituzionali che privati, non è e non potrà essere condizionata da posizioni polemiche assunte da chicchessia sui social o su altri mezzi di informazione”.
La lettera si conclude con l’invito a fare ognuno del proprio meglio per consentire l’accesso al bene nel mood più adeguato.
“Certi che i competenti organismi Comunali, per quanto di loro spettanza, interverranno anche con provvedimenti di natura sanzionatoria laddove si evidenziassero violazioni normative, e confidando nella collaborazione dei Vs Uffici già validamente avviata, auspichiamo che nei tempi brevi e necessari, insieme si possa offrire alla Cittadinanza tutta il frutto di questo percorso di lavoro”.
Concordiamo con Mons. Amenta nel ritenere che non saranno certo le invettive e le acccuse reciproche tra le parti a portare a una soluzione.
A nostro modesto avviso, condividendo l‘invito della Curia, auspichiamo chi ha il ruolo di rappresentare l’interesse collettivo e il territorio comunale, a farsi carico del problema per garantire la reale praticabilità dell’unico accesso attualmente disponibile.
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