Decontaminazione Sicilia non è contraria per principio al Gnl, ma all’ubicazione dell’impianto all’interno della rada di Augusta. L’associazione ribadisce le ragioni che la inducono a contestare la nascita di un deposito di stoccaggio di gas naturale liquefatto a Punta Cugno già esposte in Consiglio comunale. Propone che detto deposito venga realizzato offshore prendendo a modello altri impianti del genere come quello di Malta e quello di Livorno.
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Decontaminazione Sicilia ribadisce la propria contrarietà al deposito di Gnl a Punta Cugno e propone che venga realizzato offshore. Nella seduta del 15 febbraio di Consiglio comunale monotematico sulla realizzazione del deposito di Gnl all’interno della rada di Augusta l’associazione ha parlato dei pericoli che potrebbero derivare dalla realizzazione dell’impianto. “Decontaminazione Sicilia – si legge in una nota- non è contraria per principio al Gnl. E’ contraria all’ubicazione del deposito di stoccaggio all’interno della rada di Augusta. “Ci rammarichiamo per il poco tempo avuto a disposizione per poter esporre tutti i rischi connessi alla realizzazione del deposito di Gnl presso il pontile consortile di Punta Cugno. Ci riteniamo insoddisfatti per le risposte date dagli interlocutori (Adsp della Sicilia Orientale, Capitaneria di Porto e Restart Consulting) ai quesiti che abbiamo posto e ai pericoli che abbiamo esposto. Per quanto riguarda il pericolo sismico, che verrebbe amplificato dal terreno argilloso dell’area scelta per la realizzazione del deposito di Gnl il segretario dell’Adsp della Sicilia orientale, Attilio Montalto, ha affermato che si tratta di “bettoline galleggianti e che possono mollare gli ormeggi spostandosi in breve tempo”. Montalto però dimentica che parte dell’impianto sarà realizzato a terra con la cosiddetta “Cittadella del Gas” che presenterà dei sistemi per il rifornimento dei mezzi gommati e che in caso di sisma sarebbero interessate. Per quanto riguarda lo spostamento delle bettoline ricordiamo al segretario dell’Adsp che i terremoti (anche quelli più disastrosi) rilasciano la loro energia in pochi secondi e normalmente senza preavviso. Pertanto dubitiamo che le bettoline possano essere spostate in pochi istanti. In tal frangente le bettoline piene di gas potrebbero urtare con la banchina stessa e con le altre bettoline ormeggiate causando la dispersione del Gnl nell’aria con tutto quello che ne potrebbe conseguire. Per quanto riguarda il pericolo maremoto o tsunami (strettamente connesso a quello sismico) Montalto afferma che dette calamità avvengono negli oceani. Consigliamo al segretario Montalto di informarsi meglio prima di fare determinate affermazioni. Infatti basta chiedere a qualunque esperto di geologia, geologo, o studente ai primi anni della facoltà di geologia, o, in alternativa, consultare i tanti documenti presenti in materia su internet, per sapere che i maremoti si verificano anche nel mare Ionio che bagna le nostre coste”.
L’associazione ricorda che: la Sicilia orientale è un’area, oltreché fortemente sismica, anche soggetta a maremoti. “L’11 gennaio del 1693 vi fu il disastroso terremoto che devastò la Sicilia orientale causando innumerevoli vittime (detto evento è stato commemorato dall’attuale amministrazione comunale pochi giorni addietro). I documenti dell’epoca ci danno testimonianza che in quell’occasione le scosse sismiche furono accompagnate da tsunami che investirono la costa della Sicilia orientale con onde che, ad Augusta, raggiunsero i 15 metri di altezza. Inoltre nel 1909 un maremoto distrusse buona parte della città di Messina, sempre nello Ionio, Mediterraneo. Dubitiamo che i lavori alla diga foranea, che il segretario Montalto ha preannunciato, possano costituire una barriera efficace contro un eventuale maremoto di tali portate o anche di minore entità. Il segretario Montalto, per quanto riguarda il pericolo connesso all’effetto domino del Gnl con le vicine torce accese delle raffinerie, afferma che tra l’impianto di Gnl e le raffinerie stesse insiste una distanza di ben 4 km che garantisce sicurezza in tal senso. Montalto dichiara di aver consultato delle carte nautiche. Se gli risulta così probabilmente dette carte andrebbero riviste. Se osserviamo le mappe satellitari (cosa che consigliamo di fare al segretario dell’Adsp) possiamo constatare che il deposito di Gnl, nella sede del pontile di Punta Cugno, verrebbe a trovarsi a soli 612 metri dai vicini depositi della Sonatrach (ex Esso) e a 1 km e 200 metri dalla stessa raffineria Sonatrach con le candele sempre accese. Forse in caso di fuoriuscita di Gnl, allora, dovremmo sperare che il nostro patrono San Domenico si erga dinanzi a detta nube e la mandi via così come fece con i turchi qualche secolo fa. Oppure Montalto è a conoscenza di qualche tecnologia a noi ignota che impedisca che la nube venga a contatto con le torce delle ciminiere?
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Per quanto riguarda l’infiammabilità del Gnl i tecnici della Restart, hanno detto che qualora si rompesse un serbatoio, il Gnl cadrebbe in mare ghiacciandosi senza dare alcun problema. Questa affermazione ci evidenzia che sconoscono del tutto il rischio che ne deriverebbe; infatti in caso di caduta in mare di Gnl, per la transizione di fase repentina del Gnl, si genererebbe una onda d’urto che manifesterebbe i suoi effetti su tutto quanto c’è intorno, anche sugli stessi moduli di stoccaggio o bunkeraggio con le immaginabili conseguenze quanto a incidenti rilevanti da collisione. Consigliamo quindi ai tecnici e al segretario Montalto di ristudiare il progetto che difendono e leggere quanto segue: “In caso di rilascio accidentale di Gnl gli eventi che possono manifestarsi sono: infragilimento e rottura dei materiali (embrittlement) a contatto con il gas alle temperature crio-geniche; formazione di miscele esplosive; incendi e/o esplosioni nel caso di ambienti confinati; Rapid Phase Transition (Rpt) ovvero creazione di un’onda d’urto provocata dal repentino cambio di fase nel caso di sversamento in acqua.” Tutto ciò si legge nel documento: “Sicurezza e Sostenibilità Ambientale Del terminal Lng Augusta Punta Cugno” del progetto presentato. Pertanto sono coloro stessi che presentano il progetto a parlare di esplosioni, incendi e onde d’urto. Ma in sede di consiglio comunale aperto tutto ciò è stato minimizzato, c’è da chiedersi perché.
Decontaminazione Sicilia è sorpresa da tali superficialità di valutazioni e suggerisce a Comune e operatori interessati a tale impianto di ascoltare i pareri espressi da tutti gli esperti terzi. Alla luce di tutto ciò, Decontaminazione Sicilia ribadisce la propria contrarietà all’ubicazione del deposito di Gnl all’interno della rada di Augusta e propone che il deposito venga realizzato offshore prendendo a modello altri impianti del genere come quello di Malta e quello di Livorno. In tal modo si scongiurerebbero anche eventuali attacchi terroristici o di ritorsione militare considerata la presenza militare nella rada. Inoltre chiede che, nel caso in cui si insista nel voler realizzare l’impianto all’interno della rada, anche con bettoline mobili, come già successo su argomenti analoghi a Priolo Gargallo e a Melilli, siano i cittadini di Augusta ad esprimersi liberamente, attraverso un referendum consultivo, sulla realizzazione all’interno della rada del deposito di Gnl. Ed a tal proposito Decontaminazione Sicilia si rammarica che la proposta di referendum consultivo sul deposito di Gnl, da noi fatta durante lo svolgimento della seduta consiliare, non sia stata tenuta in considerazione nel documento approvato all’unanimità dal Consiglio comunale. La città di Augusta non può più subire imposizioni dall’alto, abbiamo in questo senso già dato da circa settanta anni”.