Archeoclub Augusta sul Castello Svevo: “Conservare e tutelare almeno una parte dell’architettura penitenziaria testimone di periodi storici vissuti dalla città”. Questo è quanto ha sottolineato Mariada Pansera, presidente dell’associazione, durante l’incontro sull’antico maniero federiciano.
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L’incontro – confronto che si è svolto online, lo scorso mercoledì, tra l’Amministrazione comunale, l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità Siciliana, la Sovrintendenza ai Beni culturali di Siracusa e associazioni sul Castello Svevo e le associazioni ha visto queste ultime esprimere la propria posizione in merito alla scelta di demolire la struttura carceraria, realizzata dopo il 1890 all’interno del maniero federiciano. Durante il suo intervento Mariada Pansera, presidente di Archeoclub d’Italia sede di Augusta, ha confermato la posizione già espressa alla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Siracusa attraverso una nota inviata il 15 giugno scorso e qui di seguito riportiamo : “Pur condividendo la necessità di eliminare le cosiddette “superfetazioni” che gravano sulla struttura originaria provocandone lo scivolamento, ciò non di meno corre l’obbligo, a nostro avviso, di conservare e tutelare almeno una parte dell’architettura penitenziaria testimone di periodi storici vissuti dalla città in taluni casi ancora vivi nei ricordi dei nostri concittadini; basti pensare al legatore di libri, il falegname, il fabbro o il falegname cui spesso i cittadini di Augusta si rivolgevano per le proprie esigenze”.
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Inoltre, appreso dai punti 3 e 4 del progetto di demolizione che “ nella fase di progettazione non è stato possibile ispezionare alcune zone del complesso pertanto la verifica sarà effettuata in fase esecutiva e dopo l’apprestamento di appropriati anditi di servizio che ne consentiranno una più sicura verifica dei locali”, Pansera suggerisce non solo di procedere con ispezioni diagnostiche più approfondite ma, proprio allo scopo di limitare e contenere le demolizioni previste per la struttura carceraria, di intervenire con un rafforzamento dal basso con le cosiddette “ barriere soffolte”.