La Procura non ha presentato appello contro la sentenza di primo grado che ha assolto l’ex sindaco, Massimo Carrubba. Sentenza che diventa, dunque, irrevocabile.
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Ci sono voluti anni ma oggi l’ex sindaco, Massimo Carrubba può dirsi definitivamente assolto dalle accuse che dall’autunno del 2012 fino al 10 settembre dell’anno scorso, quando è stata pronunciata la sentenza di primo grado che dalle stesse lo ha scagionato, hanno pesato sulla sua persona, ma anche su una città definita mafiosa. La Procura dal deposito delle motivazioni della sentenza, avvenuto a fine marzo, avrebbe potuto, entro 45, presentare appello per portare di nuovo l’ex sindaco nell’aula del Tribunale, ma non l’ha fatto. I termini sono trascorsi e la sentenza di primo grado, pronunciata il 10 settembre del 2019 dal collegio dei giudici, presieduto da Giuseppina Storaci e composto da Nicoletta Rusconi e Alfredo Spitaleri è dunque quella definitiva.
L’ex sindaco, Massimo Carrubba è stato assolto da entrambi i reati (concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio) che lo vedevano imputato nel processo “Mafia e politica” “perché il fatto non sussiste”. Per i giudici ricordiamo riportando alcuni passi delle motivazioni della sentenza di 243: “L’accusa mossa a carico di Massimo Carrubba pare più frutto di un massiccio travisamento di alcune conversazioni intercettate, che dell’effettiva sussistenza di contatti illeciti del sindaco con i diversi esponenti del clan”. “Non è stato possibile accertare l’intervenuto accordo tra il Carrubba e i vari esponenti del clan Nardo sul territorio del Comune di Augusta; come si è visto l’imputato Carrubba non ha mai avuto contatti diretti con nessuno dei soggetti che già all’epoca erano noti esponenti del clan (Fabrizio Blandino, Toni Ortisi e Sergio Ortisi) e ha intrattenuto rapporti di cortesia con soggetti quali Renzo Vincenti, Graziano Pandolfo, Maurizio Carcione e Marcello Ferro, senza che tuttavia sia mai stato provato, al di là di ogni ragionevole dubbio l’intervenuta conclusione di un accordo tra i suddetti soggetti e il Carrubba”.
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“Qualcuno dovrebbe chiede scusa” questa è una frase che, più volte, è stata da molti pronunciata: da ex avversari politici di Carrubba, da persone a lui vicine, da gente che non ha mai creduto alla sua colpevolezza. Nessun commento è stato mai, invece, esternato da chi non ha creduto che l’ex sindaco fosse estraneo ai reati ad egli contestati, pensando che il Comune fosse stato sciolto giustamente per mafia, ma senza pensare che tale onta avrebbe macchiato non solo Massimo Carrubba e il Consiglio comunale, ma anche la città. Sin da quando si è insediata la commissione straordinaria in seguito allo scioglimento del Consiglio comunale, chi ha amministrato Augusta si è comportato come se dovesse salvarla dalla mafia. E a tal proposito tra i commenti esternati su Facebook riportiamo quello di Giuseppe Carrabino, presidente della Società augustana di storia patria il quale, tra l’altro scrive che: “insieme alle sofferenze dell’ uomo Massimo Carrubba, non possono passare inosservate le sofferenze di una città etichettata mafiosa che doveva essere rieducata anche attraverso la strumentalizzazione della dedicazione del salone di rappresentanza del palazzo di città al giudice Rocco Chinnici che ha sacrificato la sua vita per la lotta alla criminalità.
Che dire poi – aggiunge Carrabino – di quella politica che ha strumentalizzato tali false accuse spazzando via con un colpo di spugna tutto ciò che rappresentava il passato perché poteva rappresentare un pesante fardello. Quante ferite, quanta ipocrisia, quanti uomini e donne hanno indossato nuove casacche presentandosi come gli unti che avrebbero dovuto far pulizia del sistema colluso. Augusta oggi dovrebbe finalmente tirare un sospiro di sollievo e chiedere a gran voce giustizia e soprattutto i nomi dei responsabili di questa clamorosa e ingiusta accusa. Augusta dovrebbe far festa perché la giustizia ha trionfato. Quella giustizia che attendiamo su tanti fronti perché la verità abbia a trionfare. Siamo certi che prima o poi tanti nomi dovranno uscire allo scoperto. Sono i nomi di chi nel corso del tempo continua ad inquinare la nostra terra”.
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Ricordiamo che con la sentenza pronunciata il 190 settembre dell’anno scorso dal collegio dei giudici della sezione penale del Tribunale di Siracusa è arrivata l’assoluzione anche per l’ex assessore Antonio Giunta, dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa, il quale è stato prosciolto, invece, dal reato di voto di scambio per intervenuta prescrizione. Prosciolto sempre per intervenuta prescrizione anche l’ex consigliere comunale Carmelo Trovato. Per Giunta e Trovato è stata esclusa la circostanza aggravante. Assolti dai capi di imputazione connessi a quelli principali sia perché il fatto non è previsto dalla legge sia per intervenuta prescrizione Maurizio Carcione, Salvatore Alescio e Tullio Tedesco. Dai reati connessi ai principali assolto Sergio Ortisi perché il fatto non sussiste; prosciolti Toni Ortisi, Fabrizio Blandino e Maurizio Carcione per intervenuta prescrizione. Prosciolto per prescrizione anche Marcello Ferro. Per tutti loro esclusa la circostanza aggravante. Emanuele Gambuzza, l’unico dichiarato colpevole del reato di voto di scambio con l’aggravante di aver agevolato il clan Bottaro – Attanasio, di cui è stato storico esponente è stato condannato a 3 anni di reclusione e al pagamento di 1.200 euro di multa e delle spese processuali. Per morte del reo il collegio non ha proceduto nei confronti del tipografo Salvatore Minniti, imputato per lo stesso tipo di reato. Entrambi, invece, sono stati assolti perché il fatto non è previsto dalla legge dal concorso esterno in associazione mafiosa.