Dopo l’ennesima aggressione nel penitenziario di Augusta il segretario generale del Cnpp Giuseppe Di Carlo scrive al ministro della Giustizia Marta Cartabia chiedendo più attenzione verso il mondo penitenziario. “Speriamo che lei, onorevole ministro, possa portare un minimo di luce al nostro martoriato sistema penitenziario e che possa ristabilire l’equilibrio con l’abrogazione del reato di tortura che paghiamo soltanto noi della Polizia penitenziaria” si legge nella lettera.
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La difficile situazione che regna in carcere e mette in difficoltà gli agenti di Polizia penitenziaria, spesso vittima di aggressione da parte della popolazione detenuta, è stata esposta dal segretario generale del Cnpp Giuseppe Di Carlo al ministro della Giustizia Marta Cartabia. Il sindacalista ha scritto al nuovo ministro in seguito all’ultimo ed ennesimo episodio di violenza che ha mandato in ospedale otto persone, lo scorso sabato, e che visto protagonista un detenuto che per futili motivi è stato colto dalla rabbia e ha colpito coloro i quali cercavano di calmarlo. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che il sindacalista ha inviato anche al capo del dipartimento di Amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia.
“Avremmo desiderato darle il benvenuto noi, appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, quale nuovo ministro della Giustizia, sfortunatamente invece il messaggio di benvenuta le arriva direttamente da un cittadino detenuto che, da solo, è riuscito a mandare all’ospedale sette operatori di Polizia penitenziaria ed un medico. Onorevole ministro il titolo di onorevole se è permesso le è qui riconosciuto per la sua storia che parla di lei e della sua alta visione della Giustizia, per gli organi di informazione nazionali, siamo noi della Polizia penitenziaria gli aguzzini e i torturatori, eppure lei inizia il suo percorso in questo Dicastero con una aggressione di un detenuto nei nostri confronti, come se ci trovassimo di fronte ad un personaggio mitologico, un novello Ursus, uno dei tanti reclusi probabilmente con problemi psichiatrici, che ci troviamo a gestire negli istituti penitenziari successivamente alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari.
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Un quotidiano nazionale oggi riporta la sua alta visione della Giustizia, sia riguardo i processi, sia riguardo la detenzione, che deve giustamente tendere alla rieducazione del condannato ed al suo reinserimento nella vita sociale. Noi siamo i primi a desiderare condizioni umane e dignitose per chi sconta una pena, perché da tempo ripetiamo che se stanno bene i detenuti allora, forse, stiamo bene anche noi appartenenti alla Polizia penitenziaria. Animati da questa convinzione le chiediamo, tra i suoi gravosi ed innumerevoli impegni come ministro della Giustizia, di riservare una particolare attenzione al mondo penitenziario, affinché si riesca insieme ad uscire da questo tunnel nel quale ormai siamo immersi da decenni. Ci permettiamo anche di suggerirle, umilmente, di iniziare questa attenzione verso l’Amministrazione penitenziaria, partendo proprio dai vertici al comando dell’istituto siciliano, perché forse qualcosa non ha funzionato a partire proprio da chi avrebbe dovuto dirigere gli uomini e le donne il cui compito è semplicemente quello di garantire dignità e sicurezza ad altri esseri umani privati della libertà per i loro errori commessi nella società.
Speriamo che lei, onorevole ministro, possa portare un minimo di luce al nostro martoriato sistema penitenziario e che possa ristabilire l’equilibrio con l’abrogazione del reato di tortura che paghiamo soltanto noi della Polizia penitenziaria. Con i nostri migliori auguri di buon lavoro, la salutiamo con una locuzione latina che, a nostro avviso, va bene anche per la Polizia penitenziaria e non solo per i reclusi, per la sofferenza vissuta quotidianamente: “Spes contra Spem”, noi ci auguriamo che lei riesca a portare la speranza oltre ogni ragionevole dubbio di speranza perduta”.