“La mobilitazione di cittadini e associazioni muove le istituzioni e produce risultati.
Dopo quasi un decennio di denunce e a distanza di 27 anni dalle ultime esercitazioni a fuoco, il progetto di bonifica del poligono militare di Punta Izzo è stato approvato”.
Questo il commento del coordinamento Punta Izzo Possibile, appresa la notizia.
Non mancano però le lamentele perché l’intervento, come sottolinea Gianmarco Catalano, portavoce del sodalizio, la bonifica riguarderà limitate porzioni del poligono chiuso (per una superficie di 560 metri quadrati su un totale di 1800 mq).
“Nessuna indagine ambientale è stata invece programmata all’esterno, ossia nella restante area costiera e marina di Punta Sant’Elia dove per almeno vent’anni si è sparato “a cielo aperto” e senza alcuna barriera di contenimento.
Inoltre, ed è questo per il coordinamento Punta Izzo Possibile, il dato più preoccupante, “dalla bonifica saranno escluse quelle zone del poligono i cui livelli di contaminazione risultano entro i limiti di legge prescritti per le aree industriali.
Limiti- evidenzia l’attivista – che però sono di gran lunga più elevati di quelli che si applicano alle aree a verde. Punta Izzo, insomma, viene trattata come fosse il terreno di una fabbrica, dove il quantitativo di sostanze pericolose tollerate è per legge incompatibile con la fruizione pubblica di un parco naturale. Se fossero state prese a riferimento
le soglie prescritte per le aree a verde, le analisi ambientali svolte nel 2017 dai militari del Centro tecnico logistico interforze di Civitavecchia avrebbero messo in evidenza, oltre all’ingente presenza di piombo e rame, una contaminazione da cobalto, selenio, vanadio, zinco e difenilammina.
Quest’ultima in particolare, utilizzata come additivo nelle munizioni, è risultata eccedente in 10 dei 14 punti di campionamento realizzati, e in quantità fino a 10 volte superiori al limite (1,04 mg/kg a fronte di una soglia di 0,1 mg/kg)”.
Com’è noto, a equiparare aree industriali e zone militari, ai fini della bonifica, è stato il decreto “Ambiente protetto”.
“Ma Punta Izzo, di cui da anni chiediamo la conversione a usi civili, resta una zona militare solo sulla carta. Nei fatti, da almeno 30 anni, nessuna esercitazione militare viene svolta nel comprensorio costiero.
E mentre viene ufficialmente opposto un fermo diniego all’istanza civica di smilitarizzazione”,
Si lamenta il fatto che Marisicilia consentirebbe visite guidate ed escursioni promosse da associazioni e appassionati di gesta belliche.
Per queste ragioni, e nella prospettiva di restituire Punta Izzo alla libera fruizione quale parco eco-culturale, la bonifica andrebbe realizzata secondo le soglie di contaminazione previste per le aree a verde, a giudizio di Punta Izzo Possibile, estendendo le indagini ambientali a tutti gli spazi, terrestri e marini, utilizzati per più di mezzo secolo per esercitazioni a fuoco. In caso contrario, al danno seguirebbe la beffa: l’onere della bonifica del futuro parco andrebbe a gravare sulla Regione o sul Comune di Augusta, a seguito dell’auspicata smilitarizzazione.
“Purtroppo – aggiunge Catalano – nessuna di queste obiezioni è stata sollevata dall’Amministrazione comunale nelle conferenze di servizi. Il Comune di Augusta figura anzi tra gli assenti all’ultima decisiva conferenza del 19 luglio 2023 che ha dato il via libera al progetto di bonifica presentato da Marisicilia. A questa conferenza sono state escluse le associazioni ambientaliste Natura Sicula e Punta Izzo Possibile, benché avessero fatto espressa richiesta di partecipazione.
“Nelle prossime settimane – conclude il portavoce del coordinamento – come fatto per i passati governi dal 2017, trasmetteremo al ministro della Difesa Crosetto un’istanza volta a conoscere i programmi dell’esecutivo in merito al futuro impiego di Punta Izzo. Visti i tempi, non ci facciamo illusioni. Conclusi la bonifica e il monitoraggio ambientale, il rischio è che il progetto del nuovo poligono di tiro torni d’attualità. Insieme alla nostra opposizione”.