Desta preoccupazioni, e non da adesso, il fenomeno erosione costiera che sta, di fatto, cancellando chilometri di spiaggia in Sicilia.
L’ultimo fenomeno in questione è quello relativo alla spiaggia di Eraclea Minoa, nell’agrigentino, che negli ultimi anni ha subito un “arretramento” di centinaia di metri e che ripropone con forza l’attenzione su una criticità di difficile risoluzione.
Nonostante tra il 2022 e il 2023, con un intervento finanziato dalla Regione Siciliana, furono installate tre barriere sub ortogonali per frenare l’erosione, il problema non è stato risolto, e già perplessità allora erano state evidenziate dall’Associazione agrigentina “Mareamico” sulla tipologia progettuale considerata “una struttura rigida di vecchio stampo ad alto impatto visivo” che avrebbe stravolto le caratteristiche paesaggistiche di Eraclea, oltre “all’idea del ripascimento artificiale, praticata utilizzando 184 mila metri cubi delle sabbie provenienti dal dragaggio del porto di Siculiana” con il rischio concreto di “in assenza di modifiche strutturali del porto, essere solo un palliativo temporaneo e spreco di denaro pubblico“.
È un’emergenza che parte da lontano e che fu affrontata nei tavoli della Regione Siciliana con l’allora governo Musumeci in cui furono previsti interventi per il contrasto all’erosione costiera, a dimostrazione della sottoscrizione, nel 2018, a Palazzo d’Orleans, del ‘Contratto di costa‘ tra l’allora presidente, nella qualità di Commissario del governo nazionale contro il dissesto idrogeologico, e i sindaci dei dodici Comuni del sud est orientale della Sicilia, da Siracusa a Vittoria, per un totale di 150 km di costa, dopo il successo del primo ‘Contratto di costa’ che coinvolse 14 centri costieri della zona tirrenica Messinese, da Tusa a Brolo.
Nel frattempo si discute sulla proroga delle concessioni balneari ai gestori degli stabilimenti con il motto ”le spiagge ci sono per tutti”.
Ma questa è un’altra storia.
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